Imprenditore sequestrato: due in manette

Giovedì 24 Aprile 2014
Fingendo di voler fare affari con la sua società, lo hanno sequestrato e poi liberato con la promessa di ottenere un riscatto di 200mila euro minacciandolo pesantemente in quanto affiliati alla 'Ndrangheta. Vittima un imprenditore cinquantenne residente nel Camposampierese. Ieri mattina nelle loro abitazioni, in una operazione congiunta condotta dai carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile e della stazione di Camposampiero della Compagnia di Cttadella, su ordine del Tribunale di Vicenza, sono stati arrestati Stefano Costa, 37 anni di Campese di Bassano del Grappa (Vicenza) e Nerio Corò, 45 anni di Noventa di Piave (Venezia). Per Costa, ufficialmente disoccupato e candidato al consiglio comunale di Bassano per il Movimento 45 Stelle, è stato disposta la custodia cautelare in carcere a Vicenza, per Corò, ex calciatore professionista e allenatore di calcio del Noventa di Piave, sono scattati i domiciliari. A loro carico reati gravi: sequestro di persona a scopo di rapina, tentata estorsione, rapina aggravata e porto abusivo d'armi.
Particolari e complesse le indagini condotte dai militari cittadellesi. Tutto nasce nel novembre dello scorso anno quando i due uomini - conosciuti seppur non approfonditamente dalla parte offesa - contattano l'imprenditore che opera nel settore della serigrafia, fingendosi clienti. Vogliono fare un affare con lui. Stefano Costa dichiara di essere anche un finanziere. Viene fissato un appuntamento nella zona di Bassano. L'impenditore si presenta, ma trova solo uno dei due arrestati, Costa, che sotto la minaccia di un coltello, lo immobilizza con nastro adesivo sulla bocca e poi gli blocca mani e piedi. L'imprenditore viene caricato sulla sua stessa auto e condotto in un'altra zona dove c'è l'altro complice. Nessun affare, ma solo la richiesta, per la sua liberazione, della consegna di 200mila euro in contanti. Come convincere l'imprenditore a da loro i soldi una volta liberato? I due gli dicono senza giri di parole di essere affiliati alla 'Ndrangheta. Ci avrebbe pensato quindi la potentissima organizzazione mafiosa se non avesse saldato il conto. All'imprenditore non rimane che accettare, fosse solo per la situazione di pressione e minacce in cui si trova. Un sequestro lampo. Ritornato a casa, per alcuni giorni mantiene il segreto. Pressato da subito dai due che gli chiedono la consegna del denaro come pattuito. Nonostante i timori sempre più pressanti per la sua incolumità - nessuna minaccia viene rivolta fortunatamente ai familiari - l'imprenditore decide di avvisare i carabinieri di Camposampiero. Gli uomini dell'Arma cominciano così un'operazione tutt'altro che facile. Da un lato la raccolta di prove nei confronti dei due aguzzini, dall'altro una molto discreta azione di tutela dell'incolumità dell'uomo facendo attenzione a non far capire di essere sotto il controllo dei militari. L'azione va avanti per diverse settimane e nonostante le continue minacce, non appena i mezzi di prova sono raccolti, il pubblico ministero chiede al giudice per lke indagini preliminari le ordinanze eseguite ieri mattina. I due, nelle loro case, non hanno opposto la benchè minima resistenza. Non si aspettavano un epilogo del genere convinti prima o poi ad avere i loro soldi.