Il sindaco di Abano Terme: «Il Prefetto non ci ha convocati e non ha difeso chi è contrario»

Sabato 26 Luglio 2014
(E.G.) Dopo aver bocciato qualsiasi progetto di utilizzo dell'ex base dell'aeronautica di Abano come centro di accoglienza per i profughi, il sindaco Luca Claudio parte lancia in resta contro il prefetto di Padova Patrizia Impresa che si è detta pronta a gestire l'emergenza-migranti anche senza la collaborazione dei Comuni. Lamentando, per prima cosa, di non essere stato informato dell'ipotesi del sito termale come struttura di smistamento.
«Il Prefetto convoca un tavolo sulla questione senza invitare i sindaci e quindi escludendomi dalla conoscenza delle sue intenzioni». È una partenza in sordina. Claudio subito dopo alza il tiro: «Il suo atteggiamento è quello di bacchettare sulla stampa i sindaci contrari a tali operazioni senza spendere una parola sulle corrette motivazioni, che attengono proprio alla sicurezza e all'ordine pubblico, che inducono i primi cittadini a coordinare azioni forti per preservare i propri territori da probabili disordini». Partono quindi le stoccate: «Voglio evidenziare la superficialità con la quale il Prefetto si pone di fronte al problema dell'immigrazione e dell'emergenza profughi, cercando qualche appartamento da destinare a questi disperati e pensando di avere fatto il proprio dovere attraverso un bando per gli albergatori che offrono alloggio a minor prezzo. Tale comportamento denota un atteggiamento di menefreghismo che mi porta, come sindaco, a non sentirmi tutelato dal vertice prefettizio, anzi».
Il primo cittadino aponense lancia poi una proposta decisamente provocatoria: aprire ai migranti le porte della Prefettura. «Si tratta di edifici provvisti di tutti i servizi necessari. Sono certo che funzionari e impiegati non avranno nulla a che dire se la dottoressa Impresa vorrà, nella sua sfida ai sindaci, dare ospitalità agli immigrati. Il Prefetto - conclude Claudio - dovrebbe assistere ai ricevimenti pubblici dove i nostri cittadini ci chiedono aiuto: sono senza casa, hanno perso il lavoro, sono costretti a licenziare padri e madri di famiglia. Forse capirebbe».

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