(m.a.) Nell'inchiesta sugli appalti all'Expo sarebbe finito, anche se non indagato, monsignor Francesco Gioia ex delegato pontificio per la Basilica del Santo rimosso dal suo incarico a fine luglio del 2013 da papa Bergoglio. Si sarebbe attivato come tramite per dare una "mano" all'appalto "Palazzo Italia" dell'Expo. Secondo quanto risulta dalle carte della procura di Firenze il 19 ottobre del 2013, una settimana dopo la firma da parte dell'allora manager di Expo Antonio Acerbo del bando per l'aggiudicazione dei lavori di "Palazzo Italia", monsignor Gioia «premettendo di essere insieme ad uno dei fratelli Navarra» della società "Italiana Costruzioni", che vincerà la gara, «prospetta a Stefano Perotti la necessità di dargli una mano presentandolo ad un non meglio specificato responsabile, avendo cura di evidenziare che tale operazione non va fatta per telefono». E ancora avrebbe detto: «Sono qui con uno dei fratelli Navarra dobbiamo dargli una mano per introdurli lì presso il responsabile». Dalla risposta fornita da Perotti, si legge negli atti, «si comprende che la presentazione richiesta dal monsignor Gioia ha attinenza con delle gare d'appalto».
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