Il "pizzo" al nomade: macellaio nel terrore

Sabato 25 Aprile 2015
Il "pizzo" al nomade: macellaio nel terrore
Due anni vissuti nel terrore di ritorsioni e rappresaglie. Due anni in cui è stato costretto a pagare ai suoi aguzzini l'equivalente di 300mila euro tra quantitativi di carne e soldi cash. Due anni di terrore privato, segreto, intimo mai condiviso con nessuno nemmeno con i parenti più stretti.
È la fotografia del pizzo made in Veneto, o meglio tra il veneziano e il padovano, scattata dai carabinieri nel Nucleo investigativo di Mestre del maggiore Carmelo Graci e del capitano Enrico Risottino, che hanno messo fine all'incubo vissuto da un macellaio cinquantenne che abita nel Miranese, titolare di due punti vendita ben avviati nella Città del Santo.
Gli investigatori sono arrivati a lui approfondendo delle voci circa un gruppo di nomadi che taglieggiava i commercianti a cavallo delle due province. E non è stato facile ottenere la sua fiducia e superare soprattutto la sua paura. Terrorizzato dal fatto che i suoi estorsori potessero vendicarsi non solo danneggiando o depredando i negozi ma facendo del male ai familiari. «Ha cercato di negare in tutti i modi - spiega il tenente colonnello Giovanni Occhioni, comandante del Reparto Operativo lagunare - e ha ammesso di essere oggetto di estorsione solo quando gli abbiamo mostrato le prove raccolte. A quel punto è crollato e ha accettato di parlarne pure ai congiunti fino ad allora tenuti all'oscuro di tutto». Ma non ha trovato il coraggio di presentare denuncia: nemmeno adesso, che quello che si era finto un cliente diventando poi un cinico ricattatore, è dietro le sbarre.
Era l'inizio dello scorso marzo. L'altra sera il blitz degli uomini dell'Arma che hanno arrestato in flagranza Andrea Cancelli, classe 1976, sinti, a lungo residente nel campo di via Mincio a Padova, a ridosso del Duemila era in quello di Mestre, e di recente trasferitosi in un appartamento con la convivente e il figlio in zona stadio sempre a Padova. Era andato in una delle due macellerie a ritirare la "mazzetta" settimanale che da 650 euro da poco aveva alzato a mille euro più: le banconote, in tagli da 100 e da 50, venivano messe in una borsa di plastica come quelle con le decine di chili di carne che facevano parte integrante del "prezzo della protezione". Le manette sono scattate mentre stava caricando nel bagagliaio dell'auto mezzo quintale fra costine, salsicce, e braciole. Con lui anche un 44enne veronese che per ora è stato indagato in concorso. L'operazione è stata condotta in collaborazione con i militari della Compagni di Padova, sotto il coordinamento del pm Federica Baccaglini. Cancelli è stato rinchiuso nel carcere Due Palazzi. Per la sua pericolosità sociale era sottoposto al regime di sorvegliato speciale con l'obbligo di dimora nel comune di Padova. E adesso spunta l'ombra del racket. «I riscontri eseguiti nel corso delle indagini che fanno ritenere - conclude Occhioni - che Cancelli con altri complici possa tenere sotto scacco altri imprenditori che invitiamo a contattarci senza esitazione».
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