I migranti lavoreranno nei Comuni Intesa tra il prefetto e i sindaci di Este, Battaglia, Baone e Due Carrare

Venerdì 31 Luglio 2015
(L.M.) Gli immigrati ospiti nelle strutture di Este, Baone, Battaglia e due Carrare, che hanno già avanzato richiesta d'asilo, potranno svolgere attività di volontariato in favore dei Comuni dove sono ospitati. Questo il contenuto di un accordo sottoscritto ieri in Prefettura tra il prefetto, i sindaci dei quattro Comuni e le cooperative che si occupano degli immigrati. Le attività saranno individuate in accordo tra i Comuni e le Coop, che dovranno fornire materiali per il servizio volontario svolto e copertura assicurativa dell'immigrato.
Dopo la firma dei presenti, il prefetto Patrizia Impresa ha ribadito: «Il comportamento dei tre richiedenti asilo di Este protagonisti della protesta per il cibo verrà esaminato e saranno presi adeguati provvedimenti. Per il centro ex Prandina si pensa ad un alleggerimento e poi a smobilitarlo, ma i tempi non sono prevedibili. Saremo solerti nell'individuare un altro luogo. Per Bagnoli non ci sono novità, ma speriamo di giungere ad una soluzione condivisa».
Il sindaco di Battaglia, Massimo Momolo, parla di un progetto che ricalca iniziative già in atto in Italia. «Ci auguriamo di essere apripista contro paure e diffidenze seminate a piene mani. Prestando la loro opera di volontariato, i profughi potranno restituire qualcosa a chi lo ospita - sottolinea - non sono turisti, ma persone che hanno attraversato quella bara liquida che è il Mediterraneo. Dobbiamo fare uno sforzo per non ghettizzarli e tutti i 104 Comuni della provincia dovrebbero accoglierli, non solo 30». «È una situazione - ha ribadito Giancarlo Piva, sindaco di Este - che dobbiamo gestire grazie anche al supporto delle cooperative. Chi sbaglia e non rispetta le regole, però, deve pagare duro, perché mette a rischio anche i progetti di inserimento positivi».
Tra i presenti Gaetano Battocchio, di Ecofficina onlus, che gestisce diverse strutture di accoglienza. «Tra i profughi c'è molta disponibilità al volontariato - afferma - le proteste per il cibo derivano invece delle esperienze vissute dalle persone, a cui cerchiamo di dare risposte con assistenti sociali e psicologi. Quanto hanno fatto è intollerabile, ma è sintomo di disagio profondo».

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