I libri gender messi all'indice Bitonci nega la sala comunale

Mercoledì 14 Ottobre 2015
«Lo avevo già detto quest'estate per la serata che avevano intenzione di fare ai Giardini della Rotonda. Non è opportuno presentare libri che contengano la teoria del gender in un luogo pubblico. Se proprio ci tengono lo facciano in un luogo privato».
Così il sindaco Massimo Bitonci motiva il diniego alla concessione della sala Livio Paladin a Palazzo Moroni all'associazione "Pel di Carota" che aveva in un primo tempo ottenuto il via per lunedì prossimo a una lettura pubblica dei libri che affrontano le tematiche gender e che erano stati vietati nei nidi e nelle scuole dell'infanzia del Comune di Venezia.
«Sì ma la richiesta era giunta per una lettura generica, non per questo tipo di libri». La domanda protocollata al numero 0248554 il 10 ottobre parla di "lettura e presentazione di libri per bambini". «Proprio la settimana scorsa il consiglio comunale - spiega Bitonci - ha approvato una mozione ben precisa che impegna il sottoscritto e la giunta a non promuovere la cosiddetta teoria gender. Non capisco il motivo per cui queste persone insistono. Fra l'altro nessuno di questi libri sarà mai introdotto in alcuna scuola padovana. Ne ho già parlato anche con il Provveditore e i presidi. Per questo trovo irritante anche il tentativo di bypassare l'amministrazione».
Un mese e mezzo fa un'altra lettura pubblica degli stessi libri era stata annullata proprio a seguito del "braccio di ferro" tra la libreria e il sindaco. Avrebbe dovuto svolgersi ai Giardini della Rotonda di piazzale Mazzini. La lettura era stata promossa dalla libreria per ragazzi Pel di Carota, con la collaborazione della casa editrice padovana BeccoGiallo (uno dei libri censurati, "Diverso come uguale" è edito proprio da BeccoGiallo) e del Centro Universitario Cinematografico. Dopo che sull'iniziativa aveva espresso perplessità anche il primo cittadino padovano Bitonci, gli organizzatori avevano deciso di annullare l'evento.
Nel frattempo il 5 ottobre scorso il consiglio comunale ha approvato una mozione promossa dalla consigliera Vanda Pellizzari "per vietare l'insegnamento e la promozione nelle scuole della teoria del gender". Secondo alcuni infatti i nuovi orientamenti della riforma scolastica spingerebbero verso un insegnamento che sleghi l'identità sessuale dal fattore biologico dell'essere uomo o donna fin dalle scuole materne. Per il gender l'identità di genere, ovvero sentirsi maschio o femmina, sarebbe una "consapevolezza" che si acquista superando qualsiasi condizionamento culturale, non un dato acquisito alla nascita. Di questo passo anche la famiglia potrebbe non essere più costituita da un padre e una madre. Sulla questione si sta interrogando tutt'Italia, dal momento che qualcuno lega la presenza di queste teorie nei nuovi dettami della riforma "Buona scuola", laddove il ministro Giannini lo ha più volte smentito, affermando che le linee del ministero parlano solo di promozione della parità fra i sessi e prevenzione della violenza di genere. Ma ugualmente alcune mamme anti-gender come Micol Boesso hanno volantinato in molte scuole. Bitonci comunque tiene fermo il timone. «Io guardo al diritto dei figli di avere per genitori un papà e una mamma. È questa la natura dei nostri figli. Sono tutto fuorché omofobo ma non capisco perché spiegare tutto il resto a un bambino di cinque anni».

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