Giochi erotici, sequestro al supermercato cinese

Mercoledì 22 Ottobre 2014
Maxi sequestro di giochi erotici al "Mela rossa" di via Uruguay alla zip e scatta anche una maxi multa da 5 mila euro. Il blitz della polizia municipale è scattato ieri pomeriggio a seguito dell'articolo pubblicato sul Gazzettino che denunciava la libera vendita nel centro commerciale cinese di oggetti a luci rosse. I prodotti erano in msotra sugli scaffali, non separati da altra merce. In vendita carte da gioco con immagini del Kamasutra, bambole gonfiabili, vibratori, confezioni di incenso con immagini di rapporti sessuali e nudità, giochi erotici raffiguranti pratiche sadomaso e altro ancora. In totale a finire sotto sequestro sono stati 134 prodotti. Il tutto in violazione dell'articolo 528 del Codice che norma l'acquisto, la detenzione e la messa in circolazione di «scritti disegni, immagini od altri oggetti osceni di qualsiasi specie». Del sequestro è stata informata anche la procura.
Durante i controlli è apparsa poi chiara la commistione tra le aree destinate alla vendita al dettaglio e quelle riservate, in teoria, ai grossisti. L'attività di vendita al dettaglio era svolta infatti su una superficie di 260 metri quadri anziché sui 230 dichiarati ufficialmente. Oltre ai giocatoli erotici veniva venduto anche materiale elettrico, articoli da giardinaggio, attrezzi da lavoro. La commistione tra vendita al dettaglio e quella all'ingrosso sarebbe confermata dal fatto che dall'area di vendita al dettaglio si accede tramite una porta di libero accesso ad un'area di circa 3500 metri quadri dove sarebbe consentita esclusivamente la vendita all'ingrosso.
Dagli accertamenti svolti dagli agenti è emerso chiaramente che i clienti, alcuni dei quali hanno dichiarato di non essere commercianti, ma privati cittadini, dopo aver scelto il prodotto in vendita nell'area all'ingrosso, normalmente effettuano il pagamento alla cassa per il dettaglio. È risultato evidente dunque che, anche nell'area destinata all'ingrosso si vendeva al dettaglio, una circostanza che ha fatto scattare una maxi multa da 5mila euro. Non solo. Molti degli oggetti presenti negli scaffali rientravano nella categoria dei prodotti di largo e generale consumo, la cui vendita, in base alle norme tecniche di attuazione del Piano regolatore generale è vietata in zona industriale. Già in passato poi la ditta cinese in questione era stata diffidata dal settore Commercio, sempre a seguito dei controlli svolti dalla Polizia Locale, a vendere prodotti «non ammessi».
«Aldilà della singola vicenda - commenta l'assessore alla Sicurezza, Maurizio Saia - credo che vada fatta un riflessione su queste presenze in zona industriale, una riflessione che deve riguardare anche i proprietari dei capannoni che, di certo, non sono cinesi».
«È necessario un atto di responsabilità da parte di tutti - aggiunge Saia - chi affitta ai cinesi sa benissimo che, molto probabilmente, all'interno dei loro capannoni potranno creasi situazioni di questo genere. Per questo è fondamentale verificare sistematicamente ciò che accade all'interno degli immobili di loro proprietà. Da parte nostra non faremo sconti a nessuno. D'ora in poi i controlli saranno sistematici e chi sgarra dovrà rispondere delle proprie azioni».

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