Fa paura la "nuova" epatite E: scoperto il primo caso padovano

Domenica 26 Ottobre 2014
(F.Capp) Epatite E, primo caso a Padova, con un paziente ricoverato quest'estate nel reparto di Malattie infettive e tropicali dell'Azienda ospedaliera. Ha rischiato grosso, perché anche se l'epatite E non evolve mai in malattia cronica, in alcuni rari casi può compromettere gravemente la funzionalità epatica.
Sotto accusa bevande e cibi contaminati, soprattutto carne proveniente dall'estero. I sintomi sono stanchezza, dolori addominali, perdita dell'appetito, febbre. Un vaccino per prevenirla non esiste. L'epatite E è la meno conosciuta tra le malattie che possono colpire il fegato: tra i pochissimi casi verificatisi in Italia c'è il paziente "padovano". L'epatite E è un'infezione epatica causata dal virus HEV (Hepatitis E Virus). Questa forma di epatite è rara in Italia, come del resto negli altri Paesi industrializzati, mentre è spesso presente in forma epidemica nelle regioni in via di sviluppo.
I più esposti sono i soggetti con età compresa tra i 15 e i 40 anni, viaggiatori o frequentatori di Paesi in via di sviluppo, dall'Asia meridionale all'India, dall'Africa al sud America. La gravità della malattia tende ad aumentare con l'età del paziente.
L'infezione si trasmette attraverso il consumo di acqua e alimenti contaminati da feci di persone o animali infettati dal virus dell'epatite E. Simile, ma molto meno frequente all'epatite A, la E risulta più grave tra le donne in gravidanza, soprattutto nel corso del terzo trimestre, con un aumento della percentuale di mortalità che varia dall'1-3% al 10-20%.
Dopo un periodo di incubazione asintomatico, che può durare da 2 a 6 settimane, compaiono i sintomi, che nella maggioranza dei casi sono lievi e si risolvono nel giro di poche settimane. La diagnosi viene effettuata mediante un'analisi del sangue e delle feci. I casi di epatite E si esauriscono solitamente da sè, non esiste una terapia specifica e realmente efficace, motivo per cui la prevenzione rimane l'arma più importante. È attualmente in fase di studio un vaccino di origine ricombinante, in grado di prevenire la malattia ma è ancora troppo presto per cantar vittoria.(((cappellatof)))

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