E ora anche il "prigioniero di guerra" è pronto a chiedere la scarcerazione

Sabato 19 Aprile 2014
È stata quella dichiarazione controcorrente davanti al gip di Vicenza ad aggravare la sua posizione. Tanto da spingere i suoi difensori a rinunciare al ricorso al Tribunale del Riesame. Con la scarcerazione della stragrande maggioranza degli indagati, la cancellazione del reato associativo e il trasferimento dell'inchiesta in Veneto anche il "prigioniero di guerra" Luigi Faccia, il sessantenne di Agna accusato di essere l'ideologo, il vero e proprio trascinatore del gruppo secessionista, potrebbe però tornare presto in libertà. I suoi difensori Alessandro Zagonel e Andrea Arman avevano finora tenuto un profilo molto basso, aspettando di capire quali fossero gli orientamenti dei giudici bresciani. «Ho incontrato Faccia all'ora di pranzo nel carcere di Vicenza - precisa Zagonel - quando ancora non si conoscevano le decisioni del Riesame. È chiaro che questo pronunciamento così netto ci consentirà di sollecitare la scarcerazione del nostro assistito».
Luigi Faccia, tuttora in regime di isolamento al San Pio X dal 3 aprile, giorno dell'arresto, ha buone probabilità di essere liberato subito dopo Pasqua. «Martedì mattina presenteremo l'istanza alla Procura di Brescia - annuncia il legale - fiduciosi che possa essere accolta. Del resto Faccia aveva una posizione diversa da quella degli altri indagati. Non accetta l'idea che un gesto così eclatante possa essere sminuito e resta convinto della necessità di guidare il suo popolo alla rivolta contro lo Stato italiano che non riconosce ai veneti il diritto all'autodeterminazione. Con questi presupposti impugnare l'ordinanza di custodia cautelare poteva essere rischioso».
Nonostante gli sviluppi positivi delle ultime ore Zagonel e Arman non escludono il ricorso all'Onu e alla Croce Rossa internazionale. È ai due organismi chiamati a vigilare sull'autodeterminazione dei popoli che il capo del movimento di liberazione del popolo veneto intende chiedere la scarcerazione. «Ci siamo avvalsi della collaborazione di esperti di diritto internazionale - osserva il difensore di Faccia - e lo stiamo predisponendo».