Diktat del governo: «Trovate una casa per 250 profughi»

Mercoledì 23 Luglio 2014
Eritrei e siriani. E prima libici. E prima ancora nigeriani e pachistani. Rispondono a questi mondi i profughi che sono arrivati e stanno per arrivare a Padova. Il dramma continua, sempre più doloroso e consistente, per questo il Ministero dell'Interno tramite le Prefetture ha lanciato un bando aperto alle strutture che intendano assicurare i servizi di accoglienza. Il bando si chiude venerdì e leggendolo si capisce quanto Padova, intesa come i Comuni di tutta la provincia, dovrà corrispondere in termini di afflusso.
Il governo infatti mette a disposizione per assistere gli immigrati che accetteranno di essere inseriti nel programma di protezione (il famoso modulo C3 da compilare in Questura) 1 milione 333mila e 395 euro. Il numero è interessante perché risulta parametrato ai profughi che erano presenti nel Padovano il 9 luglio, data di apertura del bando, ovvero 69, incrementati della quota provinciale rispetto a quella spettante al Veneto che, come ogni Regione deve contribuire. Ebbene, la quota è fissata in 180. Dunque la "capacità" totale dovrebbe essere di 250 profughi. Numeri oscillanti, dal momento che solo con gli sbarchi di venerdì scorso, Padova ha ricevuto altri 53 immigrati.
La chiusura del bando è anche un business per le cooperative e gli istituti privati che fino ad oggi sono stati contattati o direttamente dalla Prefettura o attraverso la Caritas per ospitate i migranti. Molto probabilmente strutture come Confcooperative (che ha sette realtà) o Il Sestante o Fondazione La Casa (che gestisce la Casa a Colori di via del Commissario a Padova) stanno già pensando di rispondere.
La cosa più difficile sarà associare i nuovi arrivati al programma di protezione. L'esperienza di questi mesi insegna infatti che gli immigrati, soprattutto eritrei, si fermavano per una notte. Il tempo di rifocillarsi, indossare dei vestiti e poi partire avendo come mèta la Svezia. Il problema è che non accettando di farsi identificare e di assumere lo status di rifugiato entrando nel programma Sprar (Sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati) se dovessero tornare in Italia sarebbero accolti come clandestini e riportati in patria.
Per quelli che restano l'attenzione sarà massima. Chi vince il bando dovrà curare ogni aspetto. Dal trasporto ai documenti per la copertura sanitaria gratuita, farmaci e visite compresi. Tre pasti al giorno con un menu in base alle scelte religiose, pulizia quotidiana dei locali, vestiti adatti alla stagione.
La base d'asta del bando prevede un calcolo di 35 euro più Iva da erogare per immigrato dal primo agosto al 31 dicembre. Vincerà l'offerta più bassa. Questa dovrà essere integrata anche dal cosiddetto "pocket-money", cioè una paghetta giornaliera di 2,50 euro a testa per un complessivo di 7,50 euro a famiglia sotto forma di buoni o di carte prepagate da utilizzare per schede telefoniche, giornali, sigarette, fototessere o biglietti del bus.
Gli edifici in cui saranno accolti non dovranno superare i cento posti. Anche le strutture alberghiere potranno partecipare. Nel pacchetto deve essere compreso anche un servizio di mediazione linguistica e culturale. Ma non si parla di quello che è l'aspetto più importante, la successiva integrazione che a Padova viene gestita dal Comune con il "Progetto Rondine" inserito nel programma Spara nazionale.

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