Corteo no global, centro "blindato"

Martedì 30 Settembre 2014
Sono scesi in piazza in oltre 500 ieri pomeriggio contro il regolamento di polizia urbana che era in discussione in consiglio comunale. C'erano attivisti del centro sociale Pedro e di Bios Lab (sgomberati quest'estate, hanno promesso «presto avremo una nuova sede»), Asu, coordinamento degli studenti medi, ma anche i rifugiati della Casa don Gallo e un gruppo di ambulanti senegalesi che contestava il divieto di portare borsoni ingombranti.
Tutti hanno dato vita ad un corteo che da piazza delle Erbe è passato per corso Milano, il Liston, palazzo Moroni, Prefettura e Questura, provocando non pochi malumori tra gli automobilisti e i passeggeri di bus e tram bloccati all'ora di punta, il Liston, palazzo Moroni, Prefettura e Questura. Ma il lungo serpentone si èsnodato sena disordini. «Il punto non sono i divieti, noi comunque disobbediremo - hanno sottolineato gli organizzatori - Il problema è la politica di esclusione e divisione sociale di questa giunta. Oggi sono scese in piazza tutte le realtà che credono in una vita di relazione, socialità, solidarietà, la Padova vera che resisterà ad ogni tentativo di imporre una visione diversa da parte della giunta Bitonci». Il corteo che si è mosso tra musica e cartelli colorati dietro allo striscione "Padova città aperta" ha fatto tappa anche davanti all'ufficio anagrafe, appendendo lo striscione "Siamo tutti padovani" e accendendo dei fumogeni per protestare contro "le politiche che premiano la residenza nell'assegnazione degli alloggi". Altri fumogeni sono stati accesi di fronte al palazzo dell'Inps, proprietario dell'immobile occupato da Bios Lab sgomberato ad agosto. Sul Liston alcuni venditori ambulanti hanno inscenato una protesta appunto con delle grandi borse, mentre davanti alla Prefettura gli slogan sono tornati sul tema dell'accoglienza dei profughi: «Abbiamo accolto l'appello della Prefettura - hanno detto i manifestanti - di requisire immobili sfitti per dare accoglienza alle persone che scappano dalla guerra. Lo abbiamo fatto occupando la Case dei diritti Don Gallo, che venerdì alle 18, in occasione dell'anniversario della strage di Lampedusa, sarà aperta alla cittadinanza con un aperitivo di solidarietà». Sotto palazzo Moroni invece è stato letto un proclama in stele medievaleggiante "al Discusso Tiranno", in cui si dichiarava che «il degrado altro non è che espressione di vita». La manifestazione, dopo un veloce passaggio di fronte alla Questura, si è conclusa con musica e balli in piazza delle Erbe, trasformata per tutta la sera in una mega discoteca. «Sembra incredibile che tutto questo - ha commentato uno degli organizzatori - sia partito da una semplice pagina Facebook creata per prendere in giro il sindaco». Chiudendo il corteo i manifestanti hanno lanciato una serie di appuntanti: martedì 7 ottobre un'assemblea a Scienze Politiche e il venerdì successivo la manifestazione studentesca.

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