Arpav, dopo 5 anni inchiesta archiviata

Mercoledì 14 Ottobre 2015
L'inchiesta sull'Arpav è archiviata. Il giudice delle indagini preliminari, Lara Fortuna, ha accolto le richiesta del pubblico ministero Federica Baccaglini e ha prosciolto le sette persone finite nel registro degli indagati. Si tratta di Sandro Boato, all'epoca dei fatti direttore scientifico dell'Arpav, Andrea Drago, il direttore dell'ente, Giovanni Ferro, responsabile delle risorse umane dell'Arpav, Luciano Guerrato, titolare dell'impresa di costruzioni di Rovigo, Paolo Masiero, direttore amministrativo dell'Arpav, Walter Stocco, responsabile del servizio tecnico dell'ente, Enrico Vanin, dirigente Arpav. Durante l'inchiesta il sostituto procuratore Baccaglini ha ordinato numerose perquisizioni. E il 31 gennaio 2011 ha coordinato personalmente la perquisizione nello studio dell'avvocato Andrea Drago, all'epoca direttore generale dell'Arpav.
Cinque anni di indagini non hanno portato a niente. I sospetti erano molti e tante le denunce anonime, ma gli investigatori non sono riusciti a mettere niente nel fascicolo giudiziario. «Molti sono gli esposti anonimi giunti in Procura. Le accuse in essi contenute non hanno però trovato riscontro in dichiarazioni di persone a conoscenza dei fatti, soggetti che operavano all'interno dell'Arpav, ad esempio, oppure persone che ad altro titolo, venute a conoscenza di situazioni integranti reato, ben avrebbero potuto riferire in merito alla polizia giudiziaria operante o all'autorità giudiziaria. Mancanza di coraggio, di senso civico?», si chiede il pubblico ministero Baccaglini nella richiesta di archiviazione dell'inchiesta sui presunti illeciti dell'Arpav. Corruzione, promozioni e avanzamenti di carriera, concorsi truccati, turbativa di gara, gettoni di presenza e illecito utilizzo delle carte di credito. I primi a finire nel registro degli indagati furono l'ex direttore Andrea Drago, il direttore amministrativo Paolo Masiero e il costruttore di Rovigo, Luciano Guerrato. L'inchiesta era stata aperta sulla base di una segnalazione anonima, secondo la quale l'imprenditore Guerrato avrebbe pagato una tangente al direttore Drago per aggiudicarsi l'assegnazione della costruzione della nuova sede. Il pubblico ministero afferma che le indagini non hanno portato a nulla.
Ma due anni fa c'è stata la svolta nell'inchiesta. Il pubblico ministero Baccaglini ha iscritto nel registro degli indagati il luogotenente Franco Cappadona, allora comandante della Squadra di polizia giudiziaria dei carabinieri della Procura, l'imprenditore piovese Mauro Bertani, proprietario del Net Center, e l'avvocato Giorgio Fornasiero. Con le ipotesi d'accusa, a diverso titolo, di tentata concussione e tentata corruzione nei confronti dell'avvocato Drago. Adesso sul banco degli imputati, davanti al Tribunale collegiale, ci sono Cappadona e Bertani. Il 28 aprile scorso il giudice dell'udienza preliminare, Mariella Fino, ha condannato l'avvocato Fornasiero a due anni e sei mesi di reclusione. Fornasiero si sarebbe fatto carico, attraverso Bertani e Cappadona, di offrire trecentomila euro a Drago, all'epoca presidente Arpav, qualora avesse deciso di acquistare il Net Center quale nuova sede dell'Agenzia regionale per l'ambiente.

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci