Altri imprenditori parlano E spunta il filone "cinese"

Sabato 18 Aprile 2015
Si allarga il fronte dell'inchiesta sulla tangentopoli termale. I finanzieri del comando territoriale, guidati dal tenente colonnello Luca Lettere, stanno passando al setaccio la documentazione sequestrata a Piazzola sul Brenta, a casa di Anmin Peng, la consulente cinese molto vicina al sindaco Luca Claudio che ha ricevuto dal consorzio Terme Euganee e dai Comuni di Abano e Montegrotto un incarico da 173mila euro per il progetto "Cina delle Terme", con l'obiettivo di intercettare e dirottare nel bacino euganeo i visitatori di Expo 2015. La notizia fece scalpore. Alle Terme si gridò allo scandalo. Ora i finanzieri stanno accertando se la consulente sia in possesso delle competenze specifiche per gestire quest'incarico e se i soldi siano stati effettivamente spesi per attività promozionali in favore del bacino euganeo.
Registra passi avanti anche il fronte degli appalti legati alla gestione del verde pubblico. Nelle ultime ore gli uomini del colonnello Lettere stanno raccogliendo le deposizioni di altri imprenditori del settore. Vivaisti che si sono presentati spontaneamente negli uffici delle Fiamme gialle per raccontare dei loro rapporti con le amministrazioni comunali di Abano e Montegrotto. L'elenco degli appalti sotto la lente d'ingrandimento della Procura è inevitabilmente destinato ad allungarsi. Paolo Tomasini, il primo che ha scelto di parlare, coinvolgendo nella sua crociata Denis Paggetta, l'altro vivaista finito sotto inchiesta, sembra aver aperto una breccia nel muro di omertà che regnava attorno al sistema del 10%. Trentanove anni, di Montegrotto, il vivaista è un uomo sanguigno, poco avvezzo alle stanze della politica. Un metro e novanta d'altezza, capelli raccolti con il codino e due mani simili a tenaglie, segnate dai calli che accompagnano chi si occupa di giardinaggio, Tomasini aspettava da settimane il momento della svolta. E non capiva perchè i finanzieri aspettassero tanto tempo prima di arrestare l'assessore Ivano Marcolongo. Quando gli hanno detto di provocare il contatto con l'amministratore sampietrino ha tirato un sospiro di sollievo. Era nemmeno a metà del suo "debito". Quell'appalto da 78mila euro per la manutenzione e la pulizia del verde nella città di Bertha gli costava 7mila euro di mazzette. Tremila li aveva già consegnati nei mesi scorsi nelle mani di Marcolongo, i restanti quattromila doveva ancora sborsarli. Per attirare in trappola Marcolongo gliene aveva promessi duemila. In realtà, nel colloquio in macchina durato otto minuti, gli aveva allungato un pacchetto di banconote, fotocopiate in precedenza, per soli mille euro. Si era giustificato dicendo di non poterne tirare fuori di più al momento.
Tomasini non ne poteva più di quel sistema di gare e affidamenti diretti "pilotati". Anche perchè non bastava aggiudicarsi i lavori. L'accordo prevedeva una sorta di sub affidamento di parte dell'appalto - di solito il 30% - a Luca Creuso, il terzo vivaista finito sul registro degli indagati con l'accusa di corruzione. A conferma dell'esistenza di un patto spartitorio di lavori e di tangenti, con il presumibile coinvolgimento di altre aziende del settore.

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