Al recapito delle lettere i camorristi sono fuggiti

Sabato 3 Ottobre 2015
La protesta di un intero condominio in centro storico per la presenza in un appartamento di una famiglia di camorristi, è finita negli uffici a Roma del Ministero di Grazia e Giustizia affittuario dell'alloggio. A fare saltare la copertura della coppia affiliata un tempo a un clan della camorra napoletana, è stata una missiva recapitata il giorno 22 settembre. Appena la lettera è arrivata i due ex camorristi hanno preso le valigie, il loro fedele amico cane e sono scappati per un'altra destinazione.
LE INDAGINI - Secondo una prima ricostruzione dei fatti la lettera, recapitata a tutti i condòmini di un elegante palazzo alla fine di corso Milano, è stata spedita il giorno 17 settembre da Palermo. La missiva è stata acquisita dai carabinieri attraverso un residente dello stabile che ha presentato denuncia e i militari hanno subito avvisato il Ministero di Grazia e Giustizia affittuario dell'appartamento dove era alloggiato l'ex camorrista pentito insieme alla sua donna. La lettera è stata regolarmente firmata e chi indagherà dovrà scoprire se si tratta di un nome di fantasia o se è reale. Non solo, è essenziale capire se la missiva sia stata scritta e spedita agli inquilini del palazzo dallo stesso pentito, con l'obiettivo di farsi trasferire da Padova il più presto possibile. Oppure se chi l'ha scritta è un rivale della famiglia di ex camorristi e ha voluto rivelarne la copertura.
LE LITI CON I VICINI - Gli inquilini del condominio in centro storico alcuni mesi fa avevano avuto alcuni screzi con quella coppia con il cane. Ancora nessuno sapeva chi fossero realmente, ma soprattutto nessuno poteva sospettare di avere davanti due pentiti di mafia, due collaboratori di giustizia. «C'erano state alcune tensioni - ha raccontato l'amministratore - a causa del cane che abbaiava sempre. Per il resto si sono sempre comportati in maniera egregia. Appena sono arrivate le lettere e gli inquilini mi hanno avvisato, sono scappati in fretta e furia». Ignara di chi fossero quei due è anche la proprietaria dell'appartamento, che da anni lo ha affittato al Ministero di Grazia e Giustizia. Sembra che ora l'alloggio sia abitato da due uomini, ma su chi siano non ci sono certezze. «So solo - ha proseguito l'amministratore di condominio - che l'ex camorrista con la compagna e il cane se ne sono andati».
LA RIVELAZIONE CHOC - Sapere quante case tra Padova e provincia sono utilizzate dallo Stato per alloggiare pentiti di mafia e collaboratori di giustizia, è un dato talmente sensibile che non può essere divulgato. Tuttavia Padova e il suo territorio, come qualsiasi altra città e provincia d'Italia, ospita ex mafiosi che devono usufruire di una copertura. É scioccante però quando si viene a sapere che una decina di anni fa risiedeva in città, anche questa volta in pieno centro, il boss della mafia Gaetano Fidanzati morto nell'ottobre del 2013. «Alloggiava in un mini appartamento in via Cavalletto a due passi da Prato della Valle - ha ricordato l'amministratore di condominio proprio della palazzina alla fine di corso Milano - Un signore, non ha mai dato problemi. E circa sei anni fa, questa volta in zona Sacra Famiglia, in una casa c'erano sei russi tutti appartenenti a un clan della mafia russa».

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