«A uno tagli via il dito, all'altro invece la mano»

Mercoledì 16 Aprile 2014
(C. Arc.) Alcune intercettazioni ambientali raccolte durante i mesi d'indagine hanno spinto il pubblico ministero Benedetto Roberti a chiedere con urgenza le ordinanze di custodia cautelare. Era a forte rischio l'incolumità delle possibili vittime. Cristofalo Cianciolo era il più "gasato". Al "collega" Morgan Onichini il 19 gennaio scorso alle 16,39 dice: «Noi siamo meglio della banda della Uno bianca». Gente senza scrupoli, con un codice d'onore in perfetto stile mafioso. Il 15 febbraio alle 21,45 Cianciolo dice: «Ognuno di voi se viene preso, non deve parlare. L'importante non fate nomi e mi dite a chi devo dare la vostra parte». Tre erano i prossimi obiettivi, quelli che di fatto avrebbero comportato guadagni ingenti per fare il salto di qualità. Il 14 gennaio alle 19,46 i criminali sono a Padova fuori dall'abitazione di un rappresentante orafo. Cianciolo: «Tu volevi aspettare che uscisse quello? Ma va. Intanto vediamo se è a casa o non è a casa». Manuel Fiorin: «Magari è a casa, si ma è...» Cianciolo: «Parcheggia la macchina». Fiorin: «Parcheggio?». Cianciolo: «Passa piano piano. Guarda dentro». Fiorin: «Lei è a casa, seduta al tavolo, ma non riesco a vedere se c'è anche lui. Che faccio?». Cianciolo: «Ti giri».
Il secondo bersaglio da colpire era un ristoratore cinese con l'attività a Vigorovea. Cianciolo prova ad organizzare il colpo il 16 gennaio alle 18,43: «Uno si nasconde dietro la muretta di là, uno con la macchina rubata aspetta al parcheggio con il telefonino. Appena loro arrivano a metà strada ti chiamo, e quando tu senti il mio squillo significa che puoi partire. Parti, gli punti la tessera (intende la pistola, ndr) sulla bocca, due cazzotti sulla bocca e ti prendi il marsupio. Se non lo molla, continua sempre con il manico. Io sono alla macchina già con il motore acceso. Poi si cambia macchina a metà strada. Ci facciamo 40mila euro e sono 12.500 euro a testa».
Sullo stesso progetto il 23 gennaio subito dopo mezzanotte, si confrontano Morgan Onichini con Cianciolo. Onichini: «Ci vuole la macchina rubata per fare una roba del genere». Cianciolo: «Sì, la macchina rubata». Onichini: «Lo speroni, gli vai addosso, lui si ferma, smonti con la tessera in mano e gliela punti. E che si muove, tocca sparargli. Non gli sparo in testa, ma nelle gambe».
Terzo obiettivo della banda era un orefice di Fossò (Venezia). Un colpo che era stato studiato nei dettagli. Il 7 febbraio alle 18,51 Cianciolo lo spiega così: «Domenica si fa il colpo. Dobbiamo decidere chi portarci, gente con gli attributi. Domenica sera, quando loro ritornano dalla pizzeria, loro vanno qua a Codevigo a mangiare la pizza, appena rientrano, subito. Se siamo fortunati, avrà tutto l'oro in casa che sta lavorando per gli altri, riusciremo a portare via 500, 600mila euro. Lo facciamo domenica sera e lunedì mattina è già tutto venduto». Il proseguo delle intercettazioni sono da "brivido". Cianciolo il 14 febbraio alle 18,53 dice: «Sicuramente sono via e vedrai che se stasera per le 9 andiamo là, ti vedi la C3. La moglie ha una collana e un anello di 35mila euro e suo marito il Rolex". Un complice replica: «A uno tagli via il dito e a uno la mano».