«Retribuzioni più basse ma mansioni identiche»

Mercoledì 1 Aprile 2015
Lavoravano alle dipendenze di una cooperativa ma erano inserite organicamente nella struttura della Fondazione Breda dai cui responsabili prendevano ordini. Tre lavoratrici hanno trascinato l'Ipab di Ponte di Brenta davanti al giudice del lavoro vincendo le rispettive cause, con il patrocinio del sindacato autonomo Lavoro e Società, rappresentato dall'avvocato Emanuele Spata. Due verdetti hanno riconosciuto alle operatrici socio sanitarie, entrambe di nazionalità romena, le differenze retributive per l'intero periodo di servizio (15mila e 10mila euro) mentre la terza sentenza ha concesso alla lavoratrice, di origini moldave, un risarcimento pari a dieci mensilità. Purtroppo le tre operatrici non potranno aspirare ad un posto di lavoro nell'organico della Breda, passata da qualche anno sotto la gestione del Configliachi, in quanto le assunzioni negli enti pubblici possono avvenire esclusivamente attraverso una selezione pubblica o un concorso. Il terzetto dipendeva dalla società cooperativa "Veneto Assistenza" che si limitava a fornire manodopera a basso costo alla Breda. Un classico esempio di terziarizzazione dei servizi che andava però a collidere con quanto previsto dalla normativa in materia di lavoro somministrato. Le lavoratrici operavano a fianco dei colleghi dipendenti dell'Ipab, utilizzando strutture e mezzi della fondazione e con compiti assolutamente identici. La cooperativa non aveva alcun potere direttivo e organizzativo verso le proprie dipendenti. La Breda non si assumeva dal canto suo alcun rischio d'impresa erogando compensi solo in base al numero delle ore di lavoro. Le tre assistenti erano quindi equiparabili a dipendenti con contratto a tempo indeterminato e non potevano essere sottoposte alla disciplina della somministrazione.

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