«Forse i ragazzi nascondono qualcosa, ma vanno perdonati»

Giovedì 28 Maggio 2015
«Ci tengo a testimoniare tutta la mia solidarietà alla famiglia di Domenico. Noi come scuola siamo loro molto vicini, non solo dal punto di vista oggettivo tenendoci in contatto, ma umano: una battaglia condivisa, alla ricerca della verità». Maria Grazia Rubini, preside del liceo scientifico Ippolito Nievo dove, in 5E, era iscritto Domenico Maurantonio, mantiene la linea difensiva dei ragazzi. Ma per la prima volta avanza la possibilità che nascondano qualcosa.
«Ho più volte chiesto ai suoi genitori di poterci incontrare - spiega la dirigente scolastica, da vent'anni al Nievo, prima come insegnante, poi come docente e contemporaneamente vicepreside, dal 2008 preside in via esclusiva - e lo faremo, sto aspettando che loro se la sentano. Il papà l'ho sentito sabato scorso e mi ha detto che quando saranno pronti me lo farà sapere, magari tramite il parroco di Altichiero. Io spero che succeda presto, del resto li capisco, hanno tutta la mia stima, il mio affetto e il mio pensiero, questo vorrei che fosse chiaro». Era stata Rubini a listare a lutto l'istituto superiore del centro storico, a dare ordine che ai cancelli venissero poste ciocche nere; sempre lei a dare l'ok a una cerimonia di commemorazione a scuola subito dopo la tragica morte di Domenico, con il suono di un pianoforte e un minuto di silenzio osservato dall'intero polo scolastico; ancora lei a indicare che i ragazzi delle due classi (5E e 5F) rientrassero da Milano nottetempo, come a proteggere la loro privacy e il loro dolore.
«Aspettiamo tutti, abbiamo fiducia nella magistratura», chiosa la donna. È sicura che i ragazzi non nascondano nulla? «Non sono sicura, di una cosa sì però: se hanno sbagliato, hanno bisogno di essere compresi anche loro, di essere perdonati se c'è qualcosa da perdonare». Ma la cosa che le sta più a cuore è far sapere che non c'è rottura tra la famiglia Maurantonio e l'istituzione scolastica, così come emerso ai funerali del ragazzo, quando la preside era rimasta volutamente in disparte: le due donne di scuola (anche la madre di Domenico è una docente, insegna latino e italiano al liceo scientifico Fermi) non si erano nè avvicinate, nè parlate, nè strette in un abbraccio liberatorio. «Voglio ribadire la mia vicinanza alla famiglia di Domenico. Dopo la sua, l'altra famiglia era la scuola. Per questo c'è una profonda condivisione del loro dolore, e i genitori lo sanno perché li ho sentiti anche recentemente».
Poi il pensiero di Maria Grazia Rubini va ai compagni di classe, a quella 5E che tra poco meno di un mese dovrà affrontare l'esame di maturità e sulla quale si sono abbattute le critiche di mezza Italia, per le accuse di omertà, di non aver detto tutto. «I ragazzi sono distrutti e affranti, hanno perso un loro compagno e amico. Non sono i farabutti omertosi che qualcuno vuole dipingere. Sono distrutti da un dolore - assicura la dirigente - che è secondo solo a quello della perdita di un membro della propria famiglia. Non voglio dire niente altro. Solo che siamo profondamente e affettuosamente vicini alla famiglia».

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