Zaia incoronato vicerè La Liga Veneta è con lui Tosi è finito all'angolo

Domenica 1 Marzo 2015
Luca Zaia incoronato sul palco di una piazza del Popolo sventolante di bandiere di San Marco, vicerè della Lega, unico leghista a prendere la parola - per esplicita volontà di Matteo Salvini («parla solo lui») - con i sindaci veneti a fargli da scudo. Zaia che interviene a nome del governatore della Lombardia, Roberto Maroni, subito prima del discorso del leader Salvini. Zaia applaudito quando grida «la battaglia continua pancia a terra, torneremo in Regione e gli spaccheremo il c...», Zaia osannato dalla piazza a suon di cori "un presidente..c'è solo un presidente...". E prima del discorso, un'ora di bagno di folla, selfie, abbracci con i militanti, che lo acclamano.
Flavio Tosi, il segretario della Liga e sindaco di Verona, che alla manifestazione di Roma non ci voleva andare ed è stato "costretto" a esserci dalla polemica montante, in un angolo della piazza, circondato da un gruppetto di fedelissimi: pur avendo ciascuno di loro il pass per il palco hanno scelto la lontananza, quasi a evitare il contatto ravvicinato e prolungato con i militanti, il rischio di contestazioni che non ci sono state. Ma al termine dei comizi, Tosi si avvicina all'ingresso accrediti, tenta l'approccio con Salvini e Zaia, presente il sindaco di Padova, Massimo Bitonci: col segretario riesce ad ottenere una frettolosa stretta di mano, il governatore neanche lo vede. Gelo totale dopo gli attacchi e le polemiche, freddezza assoluta da Salvini («la frattura in Veneto? una cosa alla volta») e Zaia («nessun incontro con Flavio, la sede deputata per parlare è il Federale») che poi se ne vanno insieme. Sull'assenza di Tosi sul palco, Salvini risponde: «Tanti sindaci erano lì, altri no. Non possiamo preoccuparci di questi aspetti logistici».
Le istantanee che rimbalzano dall'adunata nella capitale contro il governo Renzi sono più eloquenti di tante dichiarazioni e votazioni. Rendono il senso plastico della rottura che si sta consumando: Flavio Tosi, di fatto, è "sfiduciato" dai vertici e dalla base. La voce del Veneto leghista oggi è Zaia. Non è chiaro cosa accadrà domani, al Consiglio federale di Milano, ma sulla sorte dell'attuale segretario e della sua gestione del partito si addensano nubi sempre più scure. Il dato politico che la manifestazione di ieri consegna, anche alla valutazione del segretario federale che non potrà non tenerne conto, è inequivocabile: la grande maggioranza del partito è schierata con Zaia. Il quale difficilmente si presterà a farsi condurre la campagna elettorale da un segretario che gli è ostile. I rapporti di forza, i numeri in Consiglio nazionale e nelle segreterie provinciali rispecchiano un'altra Lega, assetti che stanno mutando. Una botta, quella di ieri, anche alle ambizioni dichiarate del sindaco scaligero, candidatosi a leader del centrodestra nazionale.
Il pugno duro scelto da Tosi per condurre il Carroccio veneto da quando nel giugno 2012 lo prese in mano gli si sta rivoltando contro. I provvedimenti disciplinari - "firma" della sua gestione - inflitti a decine di militanti dissenzienti potrebbero diventare adesso la sua nemesi. Per Bitonci, arrivato a Roma in pullman, «Tosi non è più il mio segretario, non lo riconosco. A nessun leghista è stato permesso di fare quello che ha fatto lui». Roberto Marcato, presidente del Consiglio comunale di Padova, posta su Facebook una foto con Enrico Voltan, militante espulso dai tosiani (perchè avrebbe fischiato il segretario veneto a Pontida 2013) e chiede «l'esplusione di Tosi» dal Carroccio. I tentativi di mediazione paiono, dunque, falliti. Compreso quello cercato da Maroni. Resta l'ultimo appello, ieri, di Umberto Bossi («non bisogna abbandonare nè Tosi nè Berlusconi, sono contrario alle espulsioni»).
Da parte sua, il segretario della Liga a Roma ha centellinato le parole: «In questa piazza c'è un pezzo di tutto ciò che serve per vincere. Lunedì ci vediamo per il Federale e se c'è rispetto reciproco si va avanti come sempre. Le Regionali? Io non voglio la rottura, abbiamo posto dei paletti in base allo Statuto della Lega», ribadendo così le note posizioni su liste e alleanze. Non perde la speranza, Daniele Stival, assessore alla protezione civile, assieme ai parlamentari Bisinella, Munerato, Caon, Bellot, Prataviera, Bragantini, Pini, gli assessori Conte, Finozzi, il braccio destro Venturi, ed altri nel manipolo stretto attorno a Tosi. Stival "gioca" in difesa e crede in un accordo finale: ««Buona manifestazione, tante bandiere del Veneto. Ho visto Flavio Tosi bene in mezzo alla gente - dice - Abbiamo bisogno di una Lega inclusiva. Le tensioni in Veneto? Stanno chiarendosi, spero domani una volta per tutte». Sì, ma forse non nel senso che auspica lui.

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