Veneto, scure su Regione e Comuni

Venerdì 25 Aprile 2014
Una doccia gelata. Tagli stile Monti con cui incidere "in carne viva" sul bilancio 2014 - già andato per un terzo - dopo la promessa del premier Renzi "mai più tagli lineari". Con il rischio potenziale di dover caricare nuove tasse sulle spalle dei veneti. È amaro per il governatore Luca Zaia e l'assessore al Bilancio, Roberto Ciambetti, il ritorno da Roma, dalla Conferenza straordinaria delle Regioni chiamata a valutare il decreto Irpef che impone tagli da 700 milioni a testa a Regioni (500 da quelle a statuto ordinario, 200 dalle "speciali"), Comuni, Enti locali, per un totale di 2,1 miliardi. Per la Regione Veneto si parla di tagli per 48-50 milioni (la parte di bilancio non vincolata è di 100 milioni circa).
Anche i sindaci di Anci Veneto sono rimasti spiazzati per la "botta" non prevista e lunedì 28 si riuniranno per affrontare la nuova situazione. Al termine dell'incontro, il presidente Vasco Errani (Pd) sottolinea che «la ripartizione non è equilibrata» e punta su un incontro urgente con il premier perchè «occorre fare un salto di qualità come sistema visto che sul Patto per la salute si sta già tenendo conto dei costi standard». Errani non boccia ma chiede di correggere il provvedimento nonostante i 60 giorni dati da Renzi per avviare la riduzione delle spese per beni e servizi, trascorsi i quali farà scattare la temuta tagliola automatica di Carlo Cottarelli, commissario alla spending.
Gli amministratori veneti (leghisti) invece sono più critici di Errani. «Questi tagli vanno fatti nelle Regioni che hanno debiti e cattiva gestione - dice Zaia polemizzando anche con il governatore campano Stefano Caldoro - Noi la revisione delle spesa l'abbiamo già fatta. Il bonus da 80 euro? Solo una manovra elettorale, vale 6,4 miliardi e con un uso diverso di quella cifra si potevano creare 640mila posti di lavoro». Zaia osserva poi che «il vero momento di rottura sono i costi standard, applicandoli si potrebbero risparmiare 30 miliardi».
Adesso, tecnicamente, sarà l'assessore Ciambetti a dover lavorare di forbice: «Intanto ad oggi non c'è ancora un testo definitivo, abbiamo visto tre versioni diverse in poche ore. Ma lo stravolgimento in corso è chiaro: per la prima volta lo Stato, non potendo più comprimere i trasferimenti, ormai all'osso, obbliga le Regioni a finanziare con proprie entrate le politiche nazionali. E magari anche le campagne elettorali di qualcuno». Per la Regione Veneto - calcola Ciambetti - si tratta di circa 50 milioni: «I capitoli di bilancio più grossi disponibili sono tre: il sociale, la formazione-lavoro, il cofinanziamento dei programmi comunitari. Ma se interveniamo qui avremo difficoltà a spendere i soldi dell'Europa e mettere in moto gli investimenti. Vogliono che aumentiamo le tasse».
Anche i 579 Comuni veneti sono in allarme: «Non ce l'aspettavamo e non ne sappiamo ancora granchè - commenta Pier Antonio Tomasi, vicepresidente dell'Anci - Sarà un'operazione complicata e difficile perchè abbiamo già ridotto moltissimo negli ultimi anni, gli spazi non ci sono. Vedremo. Dobbiamo però puntare a recuperare risorse entro i prossimi due anni cercando di avere tutta l'Imu e il fondo di solidarietà regionalizzato».
© riproduzione riservata