Una storia lunga cinque secoli a tutela della laguna di Venezia

Domenica 15 Giugno 2014
Colpito dallo scandalo e affondato dalla politica. Con la decisione del premier Matteo Renzi si conclude una storia lunga oltre cinquecento anni. Era il 7 agosto del 1501 quando la Serenissima Repubblica, consapevole di dovere ad ogni costo mantenere i delicati equilibri della laguna e dei fiumi che vi sfociavano per evitare che l'immensa distesa d'acqua diventasse palude, decise di avviare una energica azione preventiva eleggendo tre Savi alle Acque, la magistratura da cui nacque il Magistrato alle Acque.
Per la verità, già nel 1808, durante la dominazione francese (1806-1814) il vicerè d'Italia Eugenio lo aveva soppresso, incurante del fatto che nei secoli quella nobile magistratura aveva fatto realizzare grandi opere di ingegneria idraulica, come la costruzione dei murazzi, la deviazione dei fiumi per salvaguardare l'interramento della laguna e, non ultimi, i tanti manufatti per rendere navigabili i corsi d'acqua dell'entroterra. Le conseguenze di quella prima abolizione non tardarono però a rendersi evidenti, tanto che già sotto il successivo governo austriaco (1816-1848) la struttura fu ripristinata e a più riprese trasformata con altri nomi e schemi organizzativi.
Una seconda abolizione avvenne nel 1866, quando Venezia e il Veneto diventarono italiani, ma dopo ripetuti disastri idraulici quell'antico istituto venne ancora ripristinato (5 maggio 1907) con lo scopo di concentrare nel nuovo Magistrato alle Acque tutti i poteri e le funzioni attinenti al buon regime delle acque.
Siamo oggi al terzo stop. Ciò non significa comunque che la laguna non abbia più bisogno di qualcuno che la tuteli. L'organo strutturato dalla Serenissima, proprio perché la laguna era per Venezia la prima ragione di vita, aveva l'obbligo di riunirsi settimanalmente su convocazione del doge. E disponeva di un suo portafoglio e deteneva il potere di comminare pene.
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