Tosi si candida poi apre a Salvini

Sabato 7 Marzo 2015
Otto giorni per accordarsi sulle liste. Flavio Tosi prende tempo e convoca per sabato prossimo, 14 marzo, il Consiglio nazionale (veneto) per l'esame dei candidati alle Regionali che verranno presentati dalle segreterie provinciali. Tocca a Leonardo Muraro, uno dei vice di Tosi, farlo sapere, quasi invitando adesso Matteo Salvini al parlamentino veneto a parlare di alleanze: «Nessuna preclusione, se ha delle strategie nazionali che riguardano le Regioni venga a presentarle e siamo più che disponibili a discuterle, ma sempre nel rispetto del nostro ruolo». Muraro tenta anche di ricostruire l'immaginario di uno Zaia e di un Tosi fianco a fianco: «Insieme sono una forza dirompente, non capisco perchè si debba distruggere questa forza». Il quadro della giornata è completato da Patrizia Bisinella, senatrice e fidanzata di Tosi che propone: «Sulle liste decidano Flavio e Zaia». Insomma, sembra che da Verona qualcosa si muova in direzione di un accordo: di solito, nelle trattative, è la parte più debole che lo chiede, abbassando le pretese. Al di là delle prove muscolari e dei toni fermi ripetuti anche ieri: «Se il Consiglio federale mantiene il commissariamento, non resto a fare il segretario della Liga veneta - ha ripetuto Tosi - Quindi, in mancanza di interventi di Milano, il sottoscritto dovrebbe necessariamente, anche per dignità, dimettersi». E dopo? Tutto e niente: «Torno a casa a coltivare l'orto o decido di candidarmi governatore, è una delle ipotesi». Ovviamente a capo di una sua lista.
Resta il problema dell'aut-aut sulla Fondazione, a questo punto il vero nodo scorsoio.
Il documento che Tosi ha fatto approvare (12 sì 3 no) giovedì sera a Padova dal Consiglio nazionale della Liga veneta respinge la nomina di Giampaolo Dozzo quale commissario ad acta per le elezioni regionali e chiede al Federale di rimangiarsela. Per due presunte irregolarità. Uno: Dozzo non è stato votato dai 2/3 come previsto (ma da via Bellerio già lunedì scorso avevano precisato che non è un commissariamento della segreteria). Due: la nomina del commissario lede l'autonomia decisionale veneta della Liga su liste e alleanze. Nella strategia di Tosi, quel documento può essere utilizzato per rompere («è stata lesa la nostra dignità») o in alternativa come argomento di trattativa. Dalla Lombardia, risponde a Tosi il governatore Roberto Maroni: «Da 3-4 mesi c'è un problema di rapporti non tra Tosi e Salvini ma tra Tosi e Zaia. Il mancato accordo sulle liste del Veneto è incomprensibile. Salvini - ha aggiunto - ci ha provato ma non è riuscito: a quel punto il Consiglio Federale ha dovuto prendere una decisione che non è "Milano decide le liste del Veneto" ma "decida il Veneto". Per cui - ha concluso - se Zaia e Tosi si mettono d'accordo bene, altrimenti c'è un altro veneto Giampaolo Dozzo che ha avuto il compito di trovare una mediazione». Come dire: lasciate perdere inesistenti questioni di statuti. I tosiani sostengono che una mediazione attorno al "lodo Bossi" (lista Lega decide Tosi con supervisione di Zaia, lista del governatore la decidono al 50% a testa) è ancora in campo, «anzi sta piacendo un po' a tutti».
Il tempo per l'accordo c'è, ma lunedì scade l'aut-aut imposto a Tosi dal Federale: o lo rispetta e lascia la fondazione "Ricostruiamo il Paese" perchè nei fatti «è un partito parallelo» o è fuori. Non c'è bisogno di altri pronunciamenti: se Tosi, che in questo fine settimana è in tour in Sicilia proprio con la Fondazione, non ritira l'iscrizione/adesione lunedì è fuori, per sua volontà. Mentre sono pari a zero le possibilità che il Federale faccia retromarcia su Dozzo.
Salvini giovedì ci ha anche provato a ricucire, invitando a pranzo Tosi. Ma non ne è venuto fuori niente. «Sul Veneto - ha chiuso ieri il discorso il leader federale - abbiamo già fatto tutte le riunioni e gli incontri del caso: ognuno è libero di decidere quello che vuole, noi siamo impegnati pancia a terra a fianco di Luca Zaia. Lunedì non c'è nessun Consiglio Federale, da martedì chi è in Lega è in Lega, lavora per la Lega e non per altri partiti». Per Salvini «l'alternativa sarà fra Zaia e la Moretti, chiunque si ponga fuori da questa alternativa non va da nessuna parte». Da parte sua, il governatore Luca Zaia spreca poche parole per commentare la possibile corsa alla presidenza del Veneto ventilata dallo stesso Tosi: «In democrazia ognuno fa quello che vuole».
Quanto al progetto centrista inseguito dal sindaco di Verona, la settimana che si conclude non sembra aver registrato punti a suo favore: Fi ha respinto l'offerta, in Ncd ci starebbe solo una parte, c'è Passera che avrà i soldi ma non i voti. Il giro delle sette chiese in cui Tosi è impegnato in cerca di compagni strada, sta trovando molte porte chiuse. «Non cerco di spaccare la Lega - ha detto ieri Tosi - Ma so che un piccolo, modesto consenso personale in Veneto ce l'ho».
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