Terrorismo nero, blitz anche in Friuli e Veneto

Martedì 23 Dicembre 2014
«È brutto dirlo ma credo sia il caso di riprendere la strada dell'Italicus, ma su ampissima scala» dice Stefano Manni, considerato dagli inquirenti il capo indiscusso di Avanguardia Ordinovista, l'associazione sovversiva smantellata dai carabinieri del Ros (grazie anche a due infiltrati nel gruppo), in una conversazione intercettata, riportata nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip dell'Aquila. Il gruppo progettava omicidi politici e stragi, ritenendo «il momento storicamente perfetto per carbonizzare Napolitano» (foto in alto). «È giunto il momento di colpire, ma non alla cieca, vanno colpiti precisi obiettivi: banche, prefetture, questure, uffici di Equitalia, uffici delle Entrate, con i dipendenti dentro», aggiunge. L'associazione sovversiva cercava di arrivare a ottenere posti di potere attraverso il «compimento di atti di violenza».
L'operazione “Aquila nera” è stata condotta in Abruzzo, Lombardia, Piemonte, Lazio, Campania, Veneto, Friuli, e ha portato all'arresto di 14 persone, di cui 11 in carcere e 3 ai domiciliari. Altre 31 persone sono indagate. Il gruppo politico clandestino si organizzava sul web, utilizzando i social network come «strumenti di propaganda eversiva». Tra gli obiettivi, l'ex presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, cui tempo fa era stata affidata una scorta, e l'onorevole Pierferdinando Casini. Alcuni degli indagati ipotizzavano azioni nei confronti di esponenti dello Stato (ministri della Repubblica, rappresentanti delle forze dell'ordine o magistrati): «1-10-100-1000 Occorsio (pm ucciso nel '76, ndr) e di enti pubblici».
Il gruppo avrebbe elaborato un piano «volto a mirare la stabilità sociale attraverso il compimento di atti violenti» e anche previsto, in un secondo momento, di partecipare alle elezioni politiche con un proprio partito. Stando a quanto dichiarato in conferenza stampa all'Aquila dal generale Mario Parente, comandante nazionale dei Ros, dal procuratore Fausto Cardella e dal pm Antonietta Picardi, il gruppo avrebbe «utilizzato il web e in particolare Facebook come strumento di propaganda eversiva, incitamento all'odio razziale e proselitismo». Manni aveva realizzato un doppio livello di comunicazione: in uno, con un profilo pubblico, lanciava messaggi volti ad alimentare tensioni sociali e a suscitare sentimenti di odio razziale in particolare nei confronti di persone di colore; in un altro, con un profilo privato, limitato a un circuito ristretto di sodali, discuteva le progettualità eversive. L'organizzazione era pronta a fare una rapina per sottrarre 21 armi in casa di un collezionista di Pescara.
Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse nelle province di Chieti, Pescara, L'Aquila, Teramo, Padova, Milano, Como, Varese, Lodi, Pavia, Roma, Rieti, Ferrara, La Spezia, Gorizia, Ascoli Piceno, Napoli, Sassari, Modena, Udine e Torino. Il fulcro dell'organizzazione era in Abruzzo: la presunta mente era Stefano Manni, 48 anni, originario di Ascoli Piceno, ma residente a Montesilvano, fino a 10 anni fa nell'arma dei carabinieri. Manni si occupava di proselitismo e reperimento dei fondi. L'uomo vanta un legame di parentela con Gianni Nardi, terrorista neofascista negli anni '70, uno dei maggiori esponenti di Ordine Nuovo. Il ruolo di ideologo era affidato, secondo gli investigatori, a Rutilio Sermonti (tra gli indagati), 93 anni, ex appartenente a Ordine nuovo, autore di uno “Statuto della Repubblica dell'Italia Unita”, una sorta di nuova carta costituzionale di matrice fascista.
Gli arrestati nell'operazione dei Ros “Aquila nera”, oltre Manni, sono Marina Pellati, Luca Infantino, Piero Mastrantonio, Emanuele Pandolfina Del Vasto, Franco Montanaro, Franco La Valle, Maria Grazia Callegari, Franco Grespi, Ornella Garoli, Katia De Ritis. Ai domiciliari, Monica Malandra, Marco Pavan, Luigi Bucchianico Di Menno. Sono accusati di associazione con finalità di terrorismo o eversione dell'ordine democratico e associazione finalizzata all'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Sono indagati Luca Infantino, Rutilio Sermonti, Mario Mercuri, Valerio Ronchi, Giuseppa Caltagirone, Cristian Masullo, Fabrizio D'Aloisio, Anna Maria Scarpetti, Annamaria Santoro, Serena Vecchiattini, Barbara Bottinelli, Gianni Lisetto, Nicola Trisciuoglio, Daniela Bugatti, Loredana Bianconi, Francesco Gallerani, Marcello De Dominicis, Monica Copes, Luigi Nanni, Mario Giovanni Pilo, Antonio Esposito, Marco Cirronis, Jacopo Cozzi, Alberto Bernasconi, Tiziana Agnese Mori, Giovanni Trigona, Marianna Muzzarelli, Maria Grazia Rapacchietta (ha cambiato il cognome in Santi Zuccari), Miroslawa Legerska, Giovanni Amorelli, Maurizio Gentile.
«Azioni eversive erano in cantiere anche in Abruzzo, dove era la base operativa» ha spiegato il procuratore Cardella: «Crediamo di essere arrivati prima che l'organizzazione entrasse in azione». «All'ideologia neofascista tipica degli anni '70 - ha aggiunto il comandante del Ros, Parente - si sono affiancati temi più recenti come quello dell'immigrazione, che loro definivano “l'invasione degli stranieri in Italia”».
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