Sulle nuove sanzioni l'Europa è divisa: teme le ritorsioni di Putin

Mercoledì 3 Settembre 2014
Sulle nuove sanzioni l'Europa è divisa: teme le ritorsioni di Putin
Di fronte all'aggressione russa in Ucraina «dobbiamo rispondere nel modo più forte possibile»: una decisione sulle sanzioni «sarà presa venerdì», ha annunciato ieri il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, nella prima audizione davanti all'Europarlamento dopo la designazione a Alto Rappresentante per la politica estera dell'Unione Europea. La proposta elaborata dalla Commissione sarà formalmente inviata oggi alle capitali nazionali. Le sanzioni di luglio nei settori della finanza, della difesa, delle tecnologie duali e dell'energia dovrebbero essere rafforzate. Anche la lista di personalità e entità russe colpite dal divieto di ingresso sul territorio europeo e dal congelamento dei patrimoni sarà allungata.
Ma trovare un accordo non sarà facile. Almeno quattro paesi (Slovacchia, Ungheria, Repubblica Ceca e Cipro) hanno espresso apertamente la loro contrarietà. Altri – come Germania, Francia e Italia – stanno misurando l'impatto del deterioramento delle relazioni con la Russia sulle loro economie già in stagnazione o recessione. Per la maggioranza dei paesi europei, non rispondere al presidente russo significherebbe invitarlo a compiere altre aggressioni. Ma il pericolo – secondo alcuni analisti – è di auto-infliggersi inutili danni. «Le sanzioni distruggono la fiducia dei consumatori: l'irrazionalità di questa politica uccide il ciclo economico», ha avvertito il professore Steve Hanke della Johns Hopkins
La «golden sanction» che sia in grado di far cambiare comportamento a Vladimir Putin – come l'ha definita Gary Hufbauer, specialista del Peterson Institute for International Economics a Washington – non è stata ancora trovata. All'inizio della crisi ucraina, quando i soldati russi senza insegne comparvero in Crimea, gli occidentali hanno optato per sanzioni politiche simboliche (la cosiddetta «Fase 1»), come l'esclusione dal G8. L'annessione della Crimea ha spinto gli europei alla «Fase 2»: sanzioni mirate – bando dei visti e congelamento dei patrimoni – contro i ribelli pro-russi e responsabili russi direttamente coinvolti nell'annessione della Penisola.
E' sui settori presi di mira a luglio che i funzionari della Commissione hanno lavorato in questi giorni. Il divieto di emettere obbligazioni potrebbe essere ampliato a banche, gruppi energetici e altre imprese. Se venisse colpito l'intero mercato delle tecnologie duali l'impatto per la Russia ammonterebbe a 20 miliardi. L'embargo sulle armi potrebbe essere ampliato ai contratti già in essere. Ma così la Francia sarebbe costretta a bloccare la consegna della prima nave Mistral in ottobre, con una penale di oltre un miliardo di euro. Secondo il premier ceco, Sobotka, «il problema è che se c'è un'escalation delle sanzioni, ci sarà una reazione della Russia con nuove sanzioni e non siamo in grado di stimare quale impatto avrà sulla Ue».
Le misure adottate in luglio hanno spinto Putin a lanciarsi in una rappresaglia contro il settore agricolo e alimentare europeo, che ha già provocato danni significativi a Francia, Italia e Polonia. La Germania lamenta un crollo dell'export, che ha provocato la caduta della crescita tedesca e di conseguenza della zona euro. Così, alcuni paesi preferirebbero tornare alle misure simboliche. Gli ambasciatori hanno discusso di un embargo sugli «eventi culturali e sportivi» in Russia. In altre parole, un boicottaggio dei Mondiali di Calcio del 2018.
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