Stop allo "spionaggio" via web

Venerdì 27 Marzo 2015
Stop allo "spionaggio" via web
Garantire la privacy delle persone estranee alle indagini evitando che le loro conversazioni finiscano sui giornali se non sono penalmente rilevanti e, allo stesso tempo, entrare ”da remoto” in pc, smartphone o tablet per controllare chi è sospettato di reati gravi quali l'omicidio o il terrorismo. Obiettivi divergenti? Sicuramente difficili da conciliare per il governo Renzi, che ha intenzione di riaprire il dossier intercettazioni o con un ddl ad hoc oppure presentando un articolato in Commissione Giustizia al posto della delega contenuta nella riforma del processo penale. Insomma, proprio mentre Ncd si lecca le ferite dopo il caso Lupi e reclama più tutela per la vita privata di chi è captato al telefono mentre parla al telefono con un indagato, dall'altra il governo si trova costretto a fare marcia indietro sull'emendamento intercettazioni «da remoto» presentato dal ministero dell'Interno al decreto antiterrorismo. Una norma che stava facendo gridare al Grande Fratello di orwelliana memoria. Tutto rinviato alle misure sugli ascolti, tradotte il 29 agosto in una delega al governo all'interno del disegno di legge sul processo penale.
Quel provvedimento, però, ha solo mosso i primi passi in Commissione Giustizia alla Camera. I tempi sono troppo lunghi, lamenta Ncd. Che punterebbe a stralciare la delega sulle intercettazioni e inserirla nel provvedimento sulla diffamazione ora tornato, per la terza lettura, alla Camera. Ma il Pd frena: la diffamazione non è il contenitore più adatto per discutere di intercettazioni, dice Walter Verini. Anche perché, fanno notare i dem, c'è il rischio che non si possa modificare il testo della diffamazione già soggetto a una doppia lettura conforme in molte parti, anche se per il viceministro alfaniano Enrico Costa il ”diritto all'oblio” introdotto al Senato potrebbe rendere possibile l'aggancio con le intercettazioni. Come uscirne? «Se si vogliono accelerare i tempi», dice il presidente della Commissione Giustizia alla Camera Donatella Ferranti (Pd), «si può trasformare la delega al governo in un articolato all'interno del disegno di legge oppure provvedere con un ddl sulle intercettazioni. L'importante è che non si diminuisca lo strumento investigativo». Toccherà, così, trovare una corsia più veloce, anche perché la delega è così generica da lasciare scettici in molti. E così recita: entro sei mesi il governo deve «prevedere disposizioni dirette a garantire riservatezza delle comunicazioni e delle conversazioni telefoniche e telematiche oggetto di intercettazione attraverso prescrizioni che incidano sulle modalità di utilizzazione cautelare anche sulle modalità di utilizzazione cautelare dei risultati della captazione e che diano una precisa scansione procedimentale all'udienza di selezione del materiale intercettativo». Nel futuro articolato allo studio di palazzo Chigi sono cosa nota: nelle ordinanze cautelari, patrimoniali o di perquisizione, il magistrato dovrà selezionare le intercettazioni allegando solo quelle penalmente rilevanti, senza quelle dei non indagati, e mettendo in cassaforte le altre; nei verbali dovrà essere richiamato unicamente il contenuto e non la conversazione integrale; sarà nel corso di un'udienza filtro, alla presenza degli avvocati, che il giudice deciderà quali intercettazioni sono da distruggere e quali possono essere utilizzati dalle parti.
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