Slitta ancora la "local tax" Comuni sul piede di guerra

Venerdì 12 Dicembre 2014
ROMA - Slittano i tempi della local tax, con il rischio di una nuova stangata su tutti i proprietari. Matteo Renzi l'aveva annunciata due mesi fa in televisione come imminente, ma le problematiche nate sulla risistemazione delle tasse locali sugli immobili e sull'accorpamento di Imu e Tasi sembrano aver avuto la meglio sull'iniziale volontà di un intervento rapido. La nuova - per certi versi ennesima - rivisitazione della tassa sulla casa non è infatti prossima come la si intendeva. Quasi sicuramente non sarà in legge di stabilità e sembra sfumare anche l'ipotesi di un decreto ad hoc in tempi brevi.
Indiscrezioni, secondo cui di local tax vera e propria non si potrà parlare prima del 2016, sono state prese al balzo dall'Anci, diretta interessata di qualsiasi cambiamento, anche minimo di tassazione immobiliare. Se infatti il governo non interverrà in qualsiasi modo sull'attuale sistema, a legislazione vigente le aliquote Tasi balzeranno l'anno prossimo al 6 per mille. La legge che ha istituito il tributo sui servizi indivisibili sulla prima casa, ricorda la Cgia di Mestre, è infatti «molto chiara»: per il primo anno di applicazione, cioè il 2014, l'aliquota base è prevista all'1 per mille, mentre quella massima può arrivare fino al 2,5 per mille per salire ulteriormente fino al 3,3 per mille nel caso in cui il Comune introduca delle detrazioni a favore delle famiglie meno abbienti; tuttavia, a partire dal 2015, la legge prevede che l'aliquota possa salire appunto fino al 6 per mille.
L'anno scorso, proprio nella discussione sulla legge di stabilità 2014, il tetto era stato posto garantendo ai Comuni un trasferimento dallo Stato centrale di 625 milioni per «coprire» il mancato di gettito nelle casse degli enti locali. E per questo ora l'Anci torna a battere cassa. Anche se c'è chi nel governo fa notare che il federalismo fiscale attribuisce al Comune la responsabilità sulle tasse di propria competenza, come è appunto quella sulla casa, le richieste dell'Anci trovano comunque terreno fertile. Se i Comuni optassero per l'aumento dell'aliquota, il governo si troverebbe di fronte a decisioni in totale controtendenza rispetto agli sforzi generali per una riduzione delle tasse su lavoratori (80 euro in busta paga) e imprese (taglio dell'Irap). Per questo, con lo scopo di mantenere fede alla strategia politica intrapresa, l'esecutivo sembrerebbe intenzionato ad evitare una simile possibilità e disposto a riattivare il dialogo con le amministrazioni locali. Intervenire come l'anno scorso significherebbe però esasperare la caccia alle risorse già in corso per la legge di stabilità. Non a caso proprio gli emendamenti del governo alla manovra, annunciati ed attesi ieri, sono ancora in fase di scrittura.
Un giro di vite arriva per i dipendenti pubblici. La regola già esiste, ma il ministero del tesoro ha preferito ripetere l'avvertimento: è vietato ricevere regali del valore superiore a 150 euro. Nel caso, vanno consegnati all'amministrazione.
Sul fronte europeo, non si placano le polemiche sui conti dell'Italia. Anche ieri, il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker ha mantenuto aperto il fronte. In sostanza, ha detto il lussemburghese, l'Italia non ha certo di che lamentarsi per il trattamento ricevuto dalla Commissione europea, che avrebbe potuto avviare una procedura per debito eccessivo a carico di Roma, ma non l'ha fatto di fronte all'impegno, scritto, del governo Renzi per le riforme.

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