Severi sulle malattie fisiche, carenti su quelle psicologiche

Sabato 28 Marzo 2015
ROMA - Si può essere top gun e insieme soggetto labile. Due peculiarità, di tecnica e di testa, in grado di convivere. Solo che la prima si impara, la seconda è imperscrutabile. Magari Andreas Lubitz poteva incarnare qualità e fragilità. E comunque non era facile accertarlo perché «i test psicologici non sono previsti» come ha puntualizzato l'amministratore delegato di Lufthansa, Carsten Spohr, e come ha confermato l'Enac (l'ente italiano per l'aviazione civile). La valutazione dell'assetto psichico di un pilota avviene prima dell'esame di idoneità al volo, che può anche risultare unico e solo nel corso della vita professionale di un comandante (c'è chi lo ha candidamente ammesso) a meno che non intervengano ragioni oggettive (sospetto clinico o segnalazione) che richiedano nuove visite da parte delle compagnie che hanno la responsabilità in materia di sorveglianza anche su uso/abuso di alcol e stupefacenti.La normativa europea, in compenso, fissa perentoriamente «valutazioni periodiche di idoneità medica». Ma l'Easa (European Aviation Safety Agency) va anche oltre fino a stabilire i casi nei quali c'è per i comandanti il dovere, se non di lasciare, di rivolgersi a un consulente aeromedico. Per esempio, «dopo un intervento chirurgico o una procedura invasiva; dopo l'assunzione regolare di farmaci; dopo una lesione significativa; dopo una malattia importante». La casistica contemplata dall'Authority europea è, dunque, piuttosto vasta e particolareggiata sulla parte medica per quanto carente sul versante dei controlli psicologici. I certificati medici di idoneità al volo sono di due tipi: il primo è richiesto per i piloti del trasporto aereo commerciale, il secondo per quelli dell'aviazione in generale. Tutti vengono rilasciati dai centri di Roma, Milano, Bari che fanno capo all'Istituto di Medicina legale dell'Aeronautica militare.

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