Sacconi: «Ritornare al testo originario»

Giovedì 24 Aprile 2014
Sacconi: «Ritornare al testo originario»
Tocca a lui fare il miracolo, adesso. A Maurizio Sacconi, Ncd, presidente della Commissione lavoro del Senato, è affidato il compito di trovare un compromesso intelligente sul decreto lavoro, dopo il fallimento della mediazione alla Camera e dopo la fiducia solo politica che copre il disaccordo nella maggioranza sulla sostanza del provvedimento e lo consegna ancora "aperto" al Senato.
Senatore Sacconi, lei deve garantire un «esame approfondito» del decreto ma anche rispettare i tempi.
«Assolutamente sì, noi abbiamo il dovere di approvare un provvedimento che riteniamo necessario ed urgente per dare un impulso al mercato del lavoro e incoraggiare le imprese ad assumere.
Ma è proprio tutto sbagliato il testo uscito dalla Camera?
«No: anche così com'è il provvedimento è migliorativo rispetto alla legislazione vigente. La nostra iniziativa è volta a riavvicinarlo al testo originario. Più si riavvicina il testo uscito dalla Camera al testo originario, più si migliora l'efficacia del provvedimento.
Qello che voi di Nuovo centrodestra contestate, sono le modifiche introdotte dal Pd alla Camera.
«Sì. Una volta raggiunto l'accordo nel governo, noi di Ncd abbiamo presentato zero emendamenti alla Camera, e non perché non avremmo avuto idee, ma perché il compromesso raggiunto nel governo, mediazione faticosa tra partiti con idee diverse, doveva essere mantenuto. Invece il Pd ha presentato molti emendamenti, impegnando il governo in una ulteriore mediazione tutta interna al Pd, tra le componenti più moderate e quelle più radicali. Ma quel che è peggio, è che quelle modifiche hanno reso ancora una volta non conveniente il contratto di apprendistato».
Cos'è che rimprovera al testo uscito dalla Camera?
«Le sanzioni nel caso di contratti a termine oltre il 20% o di contratti di apprendistato non coerenti con le norme: la sanzione non può essere la trasformazione del contratto in tempo indeterminato, sarebbe sproporzionata, e spingerebbe le aziende a non assumere. Deve essere una sanzione pecuniaria. Poi nel caso dell'apprendistato, è importante che sia l'imprenditore a decidere come fare la formazione, se rivolgersi alla Regione o farla in azienda. In molte parti d'Italia le Regioni non sono in grado di fare la formazione, o se la fanno non è di qualità: lasciamo dunque decidere all'imprenditore. Ci i fidiamo dell'impresa più che della Regione. C'è una filosofia nel decreto: è una scommessa su questo triennio, il triennio dell'Expo: per tre anni, una regolazione del lavoro più semplice, tale che l'Italia si mobiliti tutta e chiunque ha un'idea possa svilupparla. Assumendo. Dopo tre anni verificheremo l'effetto, eventualmente correggeremo, ma per tre anni fidiamoci delle imprese, di quelli che il lavoro lo fanno.
Anche sulla riforma del Senato si ripropone lo stesso braccio di ferro con un'ala del Pd.
«C'è una parte del Pd che non ha ancora digerito la novità di Renzi e del governo con noi, che ha un baricentro spostato verso i moderati: gli assi portanti sono Renzi e Alfano, e Renzi è un leader Pd che ha opinioni più prossime alle nostre, e quindi capisco che l'ala radicale del Pd soffra questa situazione.
E quindi?
«Io dico a Renzi che se vuol essere il Tony Blair italiano non basta avere idee innovative, ma bisogna saperle imporre alla propria componente conservatrice.
Lui dice: ormai si tratta su dettagli.
«Questi non sono dettagli. I dettagli della Fornero hanno distrutto occupazione, i dettagli di Biagi hanno creato occupazione, e per quei dettagli Marco Biagi è morto, quindi io avrei rispetto dei dettagli quando si tratta di leggi sul lavoro».