Riforme, sgambetto al governo Il Senato farà leggi sui temi etici

Venerdì 1 Agosto 2014
Riforme, sgambetto al governo Il Senato farà leggi sui temi etici
ROMA - Alla fine, come temeva Renzi, la "trappola" del voto segreto scatta e manda ko il governo che viene battuto su un emendamento alle riforme. Uno scivolone che rende la riforma del Senato incoerente, complicando ulteriormente le cose. Se non altro riaccendendo uno scontro sulle procedure tra gli oppositori e il presidente Grasso (criticato anche dal 'suo' Pd), che ha bloccato a lungo i lavori del Senato dopo la tregua di mercoledì. La giornata di ieri è trascorsa a Palazzo Madama in un clima infuocato, fino a tarda ora, con fischi, urla e spintoni. E a fine giornata, la senatrice Laura Bianconi (Ncd) è stata ricoverata in ospedale per una sospetta lussazione alla spalla.
Ad accendere le polveri è stato il voto ad un emendamento del leghista Stefano Candiani che attribuisce al Senato i pieni poteri legislativi sui temi etici e sui diritti (il riferimento è agli articoli 29 e 32 della Costituzione). Il presidente Pietro Grasso ha concesso lo scrutinio segreto, suscitando l'ira in aula del capogruppo del Pd, Luigi Zanda. Nonostante il parere contrario del governo, l'emendamento è stato approvato con 154 voti a favore, 147 contrari e 2 astenuti. Mercoledì, su un altro scrutinio segreto, la maggioranza aveva ottenuto 171 voti rispetto ai 114 dell'opposizione.
Il sottosegretario alle riforme Ivan Scalfarotto, ha sottolineato che la riforma «non è intaccata». Il che è vero fino a un certo punto. Il ddl del governo infatti, ha concepito il futuro Senato come una Camera delle Regioni, di compensazione tra le stesse Regioni e lo Stato, con conseguente elezione dei senatori da parte dei Consigli regionali. Attribuire poteri legislativi di natura politica significa invece farne un organismo ibrido. Anche i dissidenti del Pd guidati da Vannino Chiti (che hanno votato l'emendamento) sostenevano questi poteri, ma coerentemente proponevano un Senato che fosse una Camera politica eletta dai cittadini. A rendere più amara la giornata del governo ci ha pensato poi la commissione Giustizia di Palazzo Madama, che ha modificato il decreto Carceri, contro il parere dell'esecutivo. Anche questa volta con il voto di alcuni dissidenti sulle riforme.
Nel Pd, a partire da Pina Picierno e da alcuni senatori renziani, i dissidenti sono stati paragonati ai 101 franchi tiratori che non fecero eleggere Romano Prodi al Quirinale. Un paragone fatto più per «delegittimare» Chiti e gli altri dissidenti. Ma lo stesso Renzi, che da martedì ha avrebbe rinunciato alla linea del muro contro muro per cercare una via più dialogante e di ricucitura con i frondisti dem, ha tolto di mezzo il paragone, ammettendo però che il voto «lascia l'amaro in bocca» e che «viene scritta una pagina non positiva».
Una pagina non positiva viene scritta anche nella storia del Senato, a causa delle tensioni tra opposizioni e presidente Grasso. Questi infatti non ha concesso il voto segreto su un altro emendamento di Candiani che tagliava il numero dei deputati da 630 a 500, su cui si puntava per un secondo sgambetto al governo. La seduta del pomeriggio è stata sospesa perché M5s e Lega gridavano «liberà, libertà» impedendo i lavori. Alla conferenza dei capigruppo che si era riunita, Grasso ha dovuto minacciare di far portare via dai commessi uno per uno tutti i senatori che facevano «gazzarra» impedendo il voto. I capigruppo di ppposizioni hanno abbandonato la riunione.
Ultimo aggiornamento: 07:55

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