Riforme, dopo la bagarre via libera al Senato dei 100 Berlusconi apre sull'Italicum

Sabato 2 Agosto 2014
Riforme, dopo la bagarre via libera al Senato dei 100 Berlusconi apre sull'Italicum
ROMA - Nel tribolato percorso delle riforme, arriva il giorno dell'Aventino. E della ripresa del dialogo tra Pd e Sel. Ma soprattutto arriva il giro di boa: l'approvazione dell'articolo 2 del ddl del governo, che istituisce il Senato "dei cento" e archivia l'ipotesi dell'elezione diretta. Grazie ai salti consentiti dal meccanismo del "canguro" e a tre giorni di sedute fino alla mezzanotte, sono archiviati 4500 degli oltre 7000 mila emendamenti al testo. Il via libera alla riforma l'8 agosto non solo non è più una chimera, ma nella maggioranza non si esclude nemmeno di riuscire a finire il giorno prima: «La prossima settimana sarà conclusiva», esulta Matteo Renzi. Il tutto mentre Berlusconi apre: pronti a modificare l'Italicum.
A descrivere la tensione dei lavori dell'Aula, basta in mattinata l'immagine della senatrice di Ncd Laura Bianconi con una vistosa fasciatura al braccio, per essere stata colpita nei tumulti scoppiati la sera precedente. Si è assistito a scene «inaccettabili» che minano «la dignità del Senato», scandisce con durezza il presidente Pietro Grasso. Ma la reazione delle opposizioni alle sue parole è altrettanto dura. I 5 Stelle si imbavagliano e annunciano che non parteciperanno più alle votazioni. La Lega abbandona l'Aula, denunciando che si cambia la Costituzione come fosse un «regolamento di condominio». Salutano e vanno via anche i sette senatori di Sel.
Mentre vanno avanti le votazioni, con l'accantonamento di 1300 emendamenti tra loro analoghi, Grasso abbandona per la prima volta il suo scranno dopo tre giorni non-stop e tenta di ricucire. Il presidente sente i capigruppo e convince M5S e Sel (non la Lega) a tornare in Aula, perché «per le riforme c'è bisogno del contributo di tutti». A quel punto, arriva un altro segnale di inversione di rotta: il ministro Maria Elena Boschi prende la parola per dire che, fermo restando il no al Senato elettivo, resta «la disponibilità del governo al dialogo e al confronto su alcuni temi». «Finalmente un primo segnale di disponibilità del governo», replica Loredana De Petris (Sel): «Siamo disponibili a confrontarci». Inizia così il disgelo col Pd.
All'ora di pranzo Renzi riceve a Palazzo Chigi i capigruppo dei partiti di maggioranza e conferma che si può trattare su alcune modifiche. L'idea è quella di mettere al sicuro l'architrave della riforma, con il via libera entro la serata all'articolo 2 sulla composizione del nuovo Senato (95 senatori eletti dai consigli regionali, 5 nominati dal capo dello Stato). Poi prendersi due giorni di riflessione nel fine settimana per provare a mediare su temi come la composizione della platea di elezione del Colle, l'immunità e, soprattutto, i referendum. Da modificare già a Palazzo Madama, mentre sugli altri si potrebbe discutere alla Camera. «Dopo giorni di blindatura e ostruzionismo il governo apre una finestra», commenta soddisfatto Nichi Vendola. Meno soddisfatto il Carroccio, che presenta dieci proposte, ma mantiene una posizione «negativa» e resta fuori dall'Aula. Mentre il M5S fa scattare di nuovo l'Aventino: «Non parteciperemo mai più ai lavori sul ddl». A fine serata si riesce ad approvare l'articolo 2 e archiviare così l'ipotesi dell'elettività diretta del Senato, per la quale si battevano i dissidenti di tutti i partiti. «Le riforme stanno andando avanti e sono molto soddisfatto», commenta Renzi.
Anche perché qualcosa si muove anche sul fronte della legge elettorale. Silvio Berlusconi potrebbe incontrare il premier forse già martedì. Sulle riforme l'intesa tra Fi e Pd sembra essere più che consolidata. Nelle intenzioni del Cavaliere c'è di «rinnovare» il patto del Nazareno. La prossima sfida infatti sarà sulla legge elettorale, argomento su cui punta l'ex premier per tentare gli ex alleati (Ncd per prima) e dar vita ad una nuova compagine di centrodestra. Introduzione delle preferenze con i capilista bloccati e nuove soglie sono già state concordate. Poi c'è la richiesta di una modifica che preveda lo stesso nome in 10 collegi differenti e questo potrebbe dare più potere al "cerchio" magico intorno all'ex Cav. Ma i dissidenti azzurri promettono già battaglia.
Potrebbe interessarti anche

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci