Ricorso alla Consulta contro il blocco dei contratti

Sabato 29 Novembre 2014
ROMA - Contro il blocco dei contratti del pubblico impiego, fermi da sei anni, i sindacati puntano sul ricorso alla Corte costituzionale. Si appellano al fatto che la stessa Consulta, in passato, ha dichiarato ammissibili misure simili «solo in chiave emergenziale e in modo circoscritto nel tempo. E comunque garantendo criteri di proporzionalità e ragionevolezza, nel rispetto del principio di eguaglianza sancito dall'articolo 3» della Carta. L'iniziativa è delle diverse sigle di categoria di Cgil, Cisl e Uil che, seppur annunciandola separatamente, hanno fatto sapere di aver depositato tutti presso il Tribunale di Roma un ricorso affinché lo stesso sollevi dinanzi alla Corte Costituzionale «la questione di legittimità costituzionale in ordine alle disposizioni del decreto 78/2010, convertito con legge 122/2010», la manovra da cui è partito il primo blocco triennale dei contratti pubblici, poi prorogato di anno in anno fino a quest'ultima legge di stabilità che lo ha esteso a tutto il 2015.
Sei anni senza rinnovo sono troppi, attaccano i sindacati, puntando il dito contro questa «intollerabile discriminazione». E ricordando che, intanto, è diminuito sia il numero dei lavoratori pubblici (300.000 in meno), sia la busta paga: la perdita dovuta al blocco dei contratti è in media di 4.500 euro a testa (2015 compreso). E che, viene fatto notare, avrà effetti anche sulle pensioni future, ormai tutte contributive.
Contro questo blocco, la Cisl scenderà in piazza con i lavoratori dei servizi pubblici (pubbliche amministrazioni, sanità, scuola, università e ricerca, sicurezza) lunedì 1 dicembre con lo sciopero nazionale di categoria proclamato per l'intera giornata. La richiesta di rinnovare i contratti del pubblico impiego sarà invece per Cgil e Uil al centro dello sciopero generale del 12 dicembre con il quale si schierano anche contro il Jobs act e la legge di stabilità.