Renzi: daremo 80 euro anche alle neo mamme

Lunedì 20 Ottobre 2014
ROMA - Matteo Renzi non ha mai fatto mistero di preferire le trasmissioni popolari - populiste per i critici - ai convegni paludati. Per la seconda volta, dopo che «la prima, poco prima delle europee, mi ha portato fortuna», il premier ieri si siede nel salotto di Barbara D'Urso a Domenica live su Canale 5. E l'occasione è ghiotta per un annuncio che arrivi dritto nelle case degli italiani: i 500 milioni, destinati dalla legge di stabilità alle famiglie, finanzieranno «un bonus di 80 euro alle neo-mamme per i primi 3 anni» fino a 90.000 euro di reddito annuo. Alla vigilia dello sbarco della manovra in Parlamento, il presidente del Consiglio difende il valore espansivo della manovra e ribadisce la sua determinazione a fare le riforme, «ultima occasione per far tornare l'Italia a fare l'Italia». «Sono arrabbiati un po' tutti: Regioni, sindacati, magistrati - ammette sottolineando le molte resistenze - Io, certo, non ho la verità in tasca ma il governo non è un giocattolino: o tutti facciamo uno sforzo insieme restituendo i soldi ai cittadini o non c'è futuro». In cima alla lista delle proteste, ma solo in ordine di tempo, ci sono le Regioni sulle barricate per i tagli previsti dalla legge di stabilità. In settimana il governo le incontrerà, ma Renzi non sembra più di tanto preoccupato di trovare una mediazione: «I governatori sono arrabbiati? Gli passerà con calma», sostiene, insistendo, invece, che «per la prima volta una manovra taglia 18 milioni di tasse. E siccome per vent'anni hanno sempre pagato le famiglie, ora se iniziamo a fare un pò di tagli ai ministeri e alle Regioni, non è che si possono lamentare». Al premier replica il presidente della Toscana, Enrico Rossi (Pd): «Qualche sforzo in più si può fare anche a livello nazionale. Il taglio del 3% al ministero della Sanità è poco, perché a noi viene chiesto molto di più... Poi bisogna stare a non colpire, di fatto, i lavoratori dipendenti». Rossi concorda sulla «lotta agli sprechi, ad esempio sul capitolo forniture», ma il governo dovrebbe aiutare le Regioni con qualche «strumento legislativo». Mentre il lombardo Roberto Maroni ribadisce che «i tagli sono insostenibili perché dovremmo chiudere ospedali per garantire le prestazioni». Il veneto Luca Zaia parla invece del Pd come di una «pattuglia acrobatica» che cambia idea in continuazione.
Per Renzi, però, l'intervento alla trasmissione della D'Urso sulle reti Mediaset è l'occasione per rassicurare i cittadini che la scure agli enti locali non si trasformerà in tasse o meno servizi. «È una vergogna solo dire che ci saranno tagli alla sanità», si inalbera l'ex sindaco, garantendo che i servizi delle Asl per anziani che «soffrono di demenza senile» o per malattie terribili come la Sla non diminuiranno ma «ci sono spese che tranquillamente si possono tagliare».
L'annuncio ad effetto è, però, il bonus dal primo gennaio per le neo-mamme. Barbara D'Urso è preoccupata perché a causa della crisi nascono molti meno bambini in Italia. Renzi condivide. E svela un aspetto inedito della legge di stabilità: «Daremo gli 80 euro non solo a chi prende meno di 1500 euro al mese ma anche a tutte le mamme, che fanno un figlio, per i primi tre anni». Nuovo applauso della platea ma non di Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, ospite anch'egli, il quale senza giri di parole parla di «presa per il c...», per quanto fu proprio il centrodestra a varare il bonus bebè. Il bonus mamme - precisano più tardi fonti dell'esecutivo - costerà 3 miliardi di euro nei primi tre anni e 1,5 miliardo l'anno per quelli successivi.
In quasi un'ora di intervista, il premier tocca tutti i temi «sensibili» per la vita quotidiana delle persone a partire dalle riforme della pubblica amministrazione e della giustizia, «priorità per semplificare la vita dei cittadini e attrarre investimenti esteri». Quanto alla manovra, oltre alla «soluzione saggia» di lasciare decidere ai cittadini se chiedere l'anticipo del Tfr, Renzi evidenzia come con i 6 miliardi di taglio dell'Irap si riducono le tasse per gli imprenditori e «mettiamo a dieta lo Stato». Tutte riforme, inclusa quella per il riconoscimento alla tedesca delle unioni civili, che il premier vorrebbe fare a passo di carica.
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