Rai Way, banche in campo per sbrogliare il caso antenne

Sabato 28 Febbraio 2015
ROMA - Tra veti politici e regole di mercato di opposta interpretazione, le banche d'affari cercano di dipanare il garbuglio creato con il lancio dell'opa Ei Towers su Rai Way. Il matrimonio non s'ha da fare, ha subito ammonito Renzi. Per tutta risposta, il Biscione di Cologno fa sapere che non ha alcuna intenzione di tirarsi indietro, perchè ci sono tutte le condizioni affinchè vincano non le ragioni della politica ma quelle del mercato. Insomma, è difficile immaginare l'epilogo di una storia che potrebbe, senza una soluzione mediata, finire magari con l'intervento dei tribunali. Per trovare una soluzione al garbuglio, c'è chi pensa si possa allargare il gioco dalle infrastrutture tv agli assetti delle tlc, in un meccanismo che potrebbe coinvolgere anche partner internazionali come Vivendi, tra poche settimane azionista importante di Telecom Italia. E in campo a studiare le varie ipotesi già si muovono Imi, Unicredit e Mediobanca.
Nella girandola di incontri, contatti e colloqui, negli ultimi giorni Pasquale Cannatelli, ad di Fininvest cui fa capo Mediaset, avrebbe incontrato tre banchieri di prima fila; l'ad di Mediaset, Giuliano Adreani, e quello di Telecom, Marco Patuano, dovrebbero fare lo stesso. La banca d'affari di Intesa Sanpaolo, azionista di Telco-Telecom, fattasi avanti per il finanziamento dell'opas Ei Towers, che ha invece preferito JpMorgan, potrebbe ora entrare a far parte di un polo costitutito da Rai Way, Inwit ed Ei Towers. Inwit è la newco alla quale il 14 gennaio, davanti al notaio milanese Carlotta Dorina Stella Marchetti, Telecom ha tenuto a battesimo la controllata cui sono state affidate in dote le antenne di trasmissione dei segnali tlc.
Sarebbe il modo per sterilizzare, senza mortificarla, l'offerta del gruppo Mediaset, così da tramutare quella che oggi appare uno politica-industria in una scelta industriale di largo respiro. L'abilità dei banchieri che presto si faranno vivi anche a Palazzo Chigi sta nel dimostrare i maggiori vantaggi per tutti che si avrebbero dall'integrazione tra antenne tv e torri tlc. Se tutto dovesse quadrare, l'obiettivo dei banchieri è dare vita a una public company con tre azionisti al 20-22%. Inoltre, una capacità di profitto a due cifre potrebbe risultare assai convincente anche di fronte a veti politici che, oggi, per nulla al mondo cadrebbero trattandosi di una proposta targata Berlusconi. Il piano SuperAntenna, pensano i banchieri, potrebbe persino dare vita a un nuovo e più proficuo per tutti Patto del Nazareno con declinazione finanziaria. Per questo Unicredit, che ha affiancato Ei Towers nella gara per le torri Wind vinta dall'iberica Abertis, e Mediobanca, anch'essa in uscita da Telco-Telecom, hanno cominciato a porre le varie tessere nel mosaico. Una di esse andrà a posto tra poche settimane, quando l'8,3% di Telecom verrà girato da Telefonica a Vivendi nell'ambito della maxi-integrazione brasiliana tra Vivo e Gvt. Di Vivendi è presidente Vincent Bollorè, azionista con l'8% di Mediobanca di cui Unicredit è il primo socio con l'8,6%, mentre suo sodale (che verrà cooptato nel cda di Vivendi) è Tarak Ben Ammar, consigliere Telecom in quota a Mediobanca ma anche conoscenza antica e collaudata di Berlusconi. In parallelo alla traiettoria su Telecom, Vivendi tra costruendo lo sbarco in Mediaset Premium, della quale Telefonica è azionista con l'11%.

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