Pronto il memoriale al veleno, nel mirino

Venerdì 25 Luglio 2014
Il brogliaccio del memoriale era pronto da giorni, concordato con i difensori, ma alle rifiniture Giancarlo Galan ha lavorato anche ieri, nella stanzetta-cella del braccio sanitario del carcere di "Opera", a Milano. Si è interrotto solo per i controlli medici, apprendendo con soddisfazione che la nuova lastra alla gamba sinistra, effettuata mercoledì, ha confermato la frattura del 4 luglio. Poi un incontro a mezzogiorno con l'avvocato Niccolò Ghedini che lo difende assieme ad Antonio Franchini. Un altro con la parlamentare Daniela Santanchè.
L'ex governatore del Veneto i sassolini dalle scarpe vuole toglierseli personalmente. Per questo si è preparato all'incontro di oggi con il gip milanese Cristina Di Censo, delegata all'interrogatorio di garanzia dal collega veneziano Alberto Scaramuzza. Sarà presente solo l'avvocato Giuseppe Lombardino, sostituto di Franchini, visto che Galan non risponderà, ma consegnerà il memoriale.
Lo ha scritto con un occhio all'ordinanza di custodia cautelare e con la memoria che corre alle frequentazioni negli anni di politica regionale, soprattutto con Claudia Minutillo, per quattro anni sua segretaria. Ma anche con Giovanni Mazzacurati del Consorzio Venezia Nuova, e con Piergiorgio Baita dell'Impresa Mantovani. Sono i suoi tre principali accusatori.
Secondo l'avvocato Franchini «il documento darà una risposta a tutte le contestazioni». In realtà si tratta di meno di dieci pagine, scritte dall'ex governatore, mentre la difesa tecnica affiderà a una memoria più corposa le argomentazioni per il Tribunale del Riesame, nell'udienza dell'1 agosto. Il memoriale di oggi non si limita a negare la corruzione, ricalcando il dossier preparato a fine giugno per i Pm veneziani e mai depositato dopo il rifiuto dei magistrati di sentire l'indagato. Contiene importanti novità, il disvelamento degli otto "omissis" che riguardano la Minutillo.
Non a caso le 28 pagine di giugno cominciavano con un attacco diretto all'ex segretaria. Galan l'accusava di «ostentare un lusso (capi di vestiario, accessori, gioielli...) del tutto ingiustificato rispetto al compenso percepito». Le attribuitva numerosi flirt. Raccontava della «contrapposizione anche caratteriale con mia moglie» e della «estrema antipatia» che suscitava negli altri collaboratori. Ma alla cornice mancava il dipinto. Ora l'affresco si fa più velenoso (e arrabbiato). Galan dice di aver assunto la Minutillo nel 2000, al suo secondo mandato, preferendola a una cugina, visto che molti avevano intercesso per lei. Lo fece nonostante l'onorevole Paolo Scarpa Bonazza Buora, coordinatore regionale di Forza Italia, l'avesse licenziata. «Tra i due non vi fu un buon rapporto» scrive Galan. Ma anche tra lui e la Minutillo alla fine ci fu una rottura brusca. «Le ragioni in quell'occasione furono gravi e molteplici...».
Oggi le spiegherà. La prima risale al 2004, quando lei stava diventando sempre più potente. Un secondo è legato «all'inclinazione di quella donna, rafforzatasi nel corso degli anni, di gestire in prima persona come propri ed esclusivi molti rapporti con interlocutori, pubblici e privati, senza riferirmi alcunchè». Questioni di ufficio. Ma non solo. Galan parlerà anche della gestione di Forza Italia, all'epoca della "fronda" di Giorgio Carollo, del riassestamento del partito e delle spese della struttura veneta.
Cosa c'entra la Minutillo con questo, visto che era ormai un'imprenditrice? Di certo Galan negherà di averla raccomandata all'ingegner Baita o a Mazzacurati (smentendone le dichiarazioni messe a verbale), per farle ottenere nel 2005 un'assunzione da Thetis, con un'integrazione di stipendio fino a 250 mila euro annui, come lei voleva.
La memoria ripercorrà poi le tesi difensive già rese pubbliche a giugno. Galan non ha chiesto, nè ottenuto denari. Non ha interferito sui project finacing della Mantovani. Non era a libro paga del Consorzio Venezia Nuova. Non si è fatto ristrutturare la villa a spese di Baita. Non aveva conti operativi a San Marino. Le quote in due società della galassia Mantovani erano solo un pro-forma, senza sostanza economica. I rapporti con l'assessore Renato Chisso sono stati improntati a collaborazione amministrativa, non configuravano un sodalizio criminale. E la Finanza ha preso un granchio quando sostiene che le sue entrate hanno superato di oltre un milione di euro le sue spese.

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