Project bond, meno fisco Poste, si allungano i tempi di consegna

Domenica 31 Agosto 2014
ROMA - Forma rivista e corretta per i project bond nello Sblocca Italia varato ieri dal Governo. Messi a punto nell'estate 2012 come una delle possibili soluzioni per rilanciare gli investimenti in infrastrutture, questi strumenti non hanno finora lasciato il segno e per questo si tenta un rilancio che si basa, essenzialmente, su sconti fiscali e semplificazioni. I project bond sono obbligazioni di scopo emesse da società che realizzano un progetto di pubblica utilità e prevedono un rimborso che dipende unicamente dai flussi finanziari che il progetto è in grado di assicurare. Finora, ha riconosciuto Palazzo Chigi, «hanno trovato un'applicazione sporadica» (per esempio il Passante di Mestre): si cerca così di «garantire una maggiore flessibilità e trasferibilità tra gli investitori». Tra i punti qualificanti della nuova normativa, la possibilità di utilizzo di titoli al portatore, per favorirne la migliore fruibilità sul mercato dei capitali; la semplificazione dello strumento delle garanzie; l'applicazione in misura fissa delle imposte di registro, ipotecarie e catastali.
Cambia anche il servizio postale: cellulari, smartphone ed email hanno ormai irreversibilmente soppiantato la vecchia corrispondenza cartacea e allora il settore postale corre ai ripari con una revisione del servizio universale che, inevitabilmente, farà suonare il postino sempre più raramente.
La norma, che doveva finire nello Sblocca Italia ma che sarebbe slittata anche in considerazione del lavoro che si appresta a svolgere l'Autorità per le comunicazioni, parla chiaro. Secondo la bozza in circolazione l'obiettivo è infatti quello di prevedere «ulteriori interventi di riduzione della frequenza settimanale di raccolta e recapito sull'intero territorio nazionale». Il problema a monte risiede proprio nella quantificazione del servizio universale, vale a dire dell'ammontare che Poste riceve per assicurare la consegna della corrispondenza a tutti, isole lontane e paesini sperduti di montagna compresi: prima dell'estate si è consumato lo scontro, con l'Autorità per le tlc che ha quantificato la cifra in circa 700 milioni per due anni (2011 e 2012), contro gli 1,4 miliardi rivendicati dalla società. Per questo, Poste ha parlato di «servizio non più sostenibile». E il compromesso trovato tra lo Stato e le Poste sarebbe questo: lo Stato continua a versare 700 milioni soltanto, ma in cambio il servizio di consegna riceve licenza di peggiorare.

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