Prega Allah di uccidere gli ebrei: imam espulso

Mercoledì 6 Agosto 2014
Incita all'odio contro gli ebrei dal pulpito della moschea di San Donà di Piave e il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, dispone l'immediata espulsione del giovane imam.
«Oh Allah, contali uno a uno e uccidili fino all'ultimo. Non risparmiare uno solo di loro». La parola ebrei non è mai pronunciata ma il riferimento al popolo di Israele è chiaro. Come inequivocabile è il carico di odio insito in quella che ha i toni veementi e aggressivi tipici di una invettiva e non certo di una predica, tanto più religiosa. A urlare quelle frasi alla chiusura del Ramadam, nella tarda mattinata di lunedì 28 luglio, è stato Abdelbar Raoudi, 27 anni, marocchino, dallo scorso gennaio capo spirituale della comunità musulmana sandonatese: davanti a lui in preghiera un centinaio di fedeli, ci sono anche bambini. E c'è anche chi registra un video e lo diffonde nei circuiti web antisionisti. A intercettarlo gli attivisti di Memri Tv, un centro di ricerca filo israeliano con sede a Waghington che lo mette in rete su You Tube con i sottotitoli in inglese. E nel giro di 24 ore si scatena il putiferio.
La Digos veneziana visiona le sequenze lunedì pomeriggio, verifica la traduzione e si mette subito in moto. L'uomo che parla dal pulpito con la lunga tunica bianca non è conosciuto agli uffici della questura lagunare, che hanno un occhio di riguardo sul mondo musulmano sandonatese, visto che due anni fa, sempre di luglio, è stato arrestato l'imam di allora, Ahmad Chaddad, 46 anni, siriano, accusato di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e sospettato di avere collegamenti con organizzazioni terroristiche internazionali.
L'identificazione della nuova guida spirituale arriva in serata. La sala di culto in cui tiene il sermone incriminato, gli uomini al comando del dirigente Ezio Gaetano con il vice Daniele Calenda, la individuano subito. È quella presa in affitto dall'associazione "Arrahma" (che vuol dire misericordia) nel complesso commerciale Aquilegia, ex sede di club privato, ai confini con il comune di Noventa famoso per l'outlet. Ma per bloccare Raoudi, aspettano il mattino seguente, ieri. Sono le sei quando bussano alla porta dell'appartamento, in cui abita con altri connazionali, in via Nevegal a San Donà. Lo portano in questura a Venezia e, terminati tutti gli accertamenti di prassi, lo deferiscono all'autorità giudiziaria per istigazione a delinquere, e ai sensi della legge Mancino, che punisce chi fomenta la discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali, il principale strumento legislativo di cui il nostro ordinamento dispone per la repressione dei crimini d'odio. Viene rilasciato verso le 18. Il decreto di espulsione annunciato in tarda mattinata dal Viminale non è ancora arrivato, per i passaggi tecnici necessari, e per trattenere l'imam non ci sono gli estremi. Non appena il provvedimento sarà emesso verrà eseguito. Questione di tempo, dunque. Ore. Alle 20.30 viene prelevato da casa.
Il ministro Alfano è risoluto: «La mia decisione valga di monito per tutti coloro che pensano che in Italia si possa predicare l'odio». Grave turbamento dell'ordine pubblico e pericolo per la sicurezza nazionale sono i perni della misura deliberata sulla base, viene ribadito più volte, degli scrupolosi riscontri condotti dal Servizio centrale antiterrorismo in stretta collaborazione, appunto con la Digos venezia.
A dir poco disorientati gli islamici moderati del Veneto, la stragrande maggioranza, che sono preoccupati che tale episodio possa avere delle pesanti ripercussioni sul cammino di dialogo e integrazione intrapreso da tempo anche attraverso tavoli istituzionali. Proprio ieri mattina, in Regione si è riunita la Consulta per l'immigrazione, alla presenza del Governatore Zaia, confermando progetti e attività in atto. Nessuno sapeva ancora del casus belli che stava montando a livello nazionale internazionale.
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