Piano Bce, la Germania attacca

Sabato 24 Gennaio 2015
Piano Bce, la Germania attacca
Finita la discussione nelle stanze dell'Eurotower, lo scontro tra falchi e colombe sul Quantitative Easing annunciato da Draghi è proseguito ieri a distanza, sollevando interrogativi sulla capacità della Germania di accettare una decisione della Bce assunta in nome del bene comune.
Il programma per comprare 60 miliardi di titoli al mese «comporta rischi», ha avvertito il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann.
«Gli acquisti riducono la pressione su paesi come Italia e Francia», che ora potrebbero frenare sulle riforme strutturali, ha detto Weidmann. «No, non è così», ha risposto il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, a margine del Forum Economico di Davos. Semmai è il compromesso raggiunto per accontentare la Germania, che prevede di accollare alle banche nazionali le perdite sull'80% dei titoli acquistati, a costituire un pericolo. «Il problema è che potrebbe dare l'impressione che c'è una frammentazione finanziaria che può tornare», ha detto Visco.
Il governatore di Bankitalia ha cercato di placare le polemiche sulla ripartizione dei rischi tra banche centrali: «È una questione secondaria rispetto ad aspetti più rilevanti, come l'ampiezza della manovra e la decisione di partire subito». Inoltre, Bankitalia ha sufficienti accantonamenti per eventuali perdite. Ma il botta e risposta tra Weidmann e Visco è indicativo della tensione dentro la Bce.
Per il governatore di Bankitalia, il Quantitative Easing dimostra «determinazione» e «funzionerà nella pratica».
Per il presidente della Buba, mette a rischio la stabilità finanziaria dell'eurosistema e l'indipendenza della Bce: «Le banche centrali saranno tra i più grandi creditori e potrebbe crescere la pressione politica dei governi sulla Bce per mantenere a lungo basso il peso dei tassi», ha avvertito Weidmann. Anche le opinioni sulla deflazione divergono. Secondo il presidente della Bundesbank, le probabilità sono molto basse. Visco, invece, ritiene che la Bce sia «ancora molto lontana dagli obiettivi di inflazione».
Il francese Benoit Coeure, membro del Board Bce, ha annunciato che il Quantitative Easing potrebbe essere ampliato se l'inflazione non ripartirà verso il 2%. Parole che sono destinate a alimentare le polemiche in Germania, dove l'ostilità verso la Bce sta crescendo. Il quotidiano conservatore Frankfurter Allgemeine Zeitung, che un tempo era tra i più europeisti, ha accusato Draghi di aver «sepolto i principi dell'unione monetaria».
Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfang Schaeuble, ha detto che il Quantitative Easing da solo non basterà a rilanciare la crescita. «Mi sembra di capire che anche Draghi non creda che la politica monetaria spinge la crescita. Questa spetta ai governi», ha spiegato Schaeuble.
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