Napolitano pretende chiarimenti da Padoan poi firma il decreto Irpef

Venerdì 25 Aprile 2014
ROMA - Un'attenta analisi della logica del decreto Irpef - che mette in tasca a quasi 10 milioni di italiani 80 euro in più al mese - uno scambio approfondito di opinioni tra Giorgio Napolitano e Pier Carlo Padoan, salito al Quirinale con una corposa relazione tecnica, infine la firma da parte del Capo dello Stato e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale: ora il decreto è legge. Nessun giallo, assicurano fonti del Tesoro e del Colle, sui tempi del decreto Irpef, varato dal premier Renzi venerdì scorso. Nulla di irrituale - dice la voce ufficiale - sulle cautele del Quirinale, «nessun nodo da sciogliere»: ma non è rituale che Napolitano abbia indugiato, chiedendo delucidazioni sulle proiezioni nel futuro, in particolare nel 2015. Dopo la fase di pre-istruttoria, il Capo dello Stato «avrebbe chiesto di vedere il ministro dell'Economia per parlare degli effetti del decreto e per condividere valutazioni sull'impatto che questo avrà nel prossimo futuro sull'economia». Una versione confermata in pieno dal Quirinale.
Fonti del Colle spiegano infatti che già l'altro ieri il presidente aveva lavorato all'esame del testo del decreto che - si sottolinea - non è mutato di una virgola al momento della pubblicazione ufficiale.
I lavoratori dipendenti con un reddito tra gli 8 e i 24mila euro - con la firma che Forza Italia aveva chiesto a Napolitano di non apporre, dubitando sulle effettive coperture - si troveranno in busta paga da maggio un bonus di 80 euro al mese, 640 euro annui. Con il decreto Irpef altri 9,6 miliardi di euro arrivano inoltre per il pagamento dei debiti delle amministrazioni pubbliche, oltre ai 47 già stanziati. E ancora: fatture pagate entro 60 giorni a partire dal 2015 con il blocco delle assunzioni - anche di Co.Co.Co - per chi sfora.
Dopo le polemiche scoppiate, fonti di Palazzo Chigi precisano che nel decreto «non spunta nessuna nuova tassa, né ovviamente alcun prelievo sui conti correnti ma c'è il semplice adeguamento alla media Ue della tassazione» sulle rendite finanziarie con l'aumento dell'aliquota dal 20 al 26% che colpirà anche gli interessi su conti correnti bancari e depositi postali oltre che i dividendi staccati successivamente e le plusvalenze di azioni e fondi.
Decreto Irpef e decreto lavoro: due provvedimenti che il premier Renzi lega a stretta mandata, convinto che se da un lato si mettono 80 euro nelle tasche dei meno abbienti, dall'altro la maggioranza non può permettersi di affossare il provvedimento che favorirà la crescita. Meno tasse sulle imprese e su «chi crea lavoro», nessuna nuova tassa sulla ricchezza, ma «un aumento del prelievo sui guadagni della ricchezza finanziaria», con l'obiettivo che «la finanza sia al servizio di impresa e lavoro», difende le sue scelte il ministro Pier Carlo Padoan.