Magistrati contro la riforma: ci vogliono normalizzare

Venerdì 27 Febbraio 2015
Magistrati contro la riforma: ci vogliono normalizzare
ROMA - La politica vuole «normalizzare» la magistratura. Ed è a questo scopo che è stata fatta la riforma della responsabilità dei giudici, «non per tutelare meglio i cittadini». Anzi: «i più deboli» di loro «saranno danneggiati» dalle nuove norme, soprattutto quando si troveranno in un processo una controparte forte, come un «boss mafioso».
L'Associazione nazionale magistrati alza ancora il tiro sulla legge approvata dal Parlamento «con una compattezza che invece non trova analogie nella lotta alla corruzione» e che si è rivelata una delle «priorità» del programma del governo sulla giustizia, visto che «la maggior parte dei 12 punti indicati non è stata invece realizzata». E lancia la «sfida» alla politica, cui rimprovera «l'incapacità» di concretizzare interventi «seri» sulla giustizia, indicando dieci «buone riforme» da fare subito. La nuova legge «è stata presentata con slogan demagogici, come "chi sbaglia paga" e "ce lo chiede l'Europa" a cui non crede nemmeno chi li propone», esordisce il presidente dell'Anm, Rodolfo Sabelli. E non c'entra nulla nemmeno il «caso terribile» di Enzo Tortora, pure evocato in questi giorni, perché allora la legge sulla custodia in carcere e sui pentiti «era diversa». In realtà la riforma ha un valore politico, il «vero tema» è «il riequilibrio dei rapporti tra politica e magistratura» e da questo punto di vista porta a compimento un «progetto pluridecennale». Di «tentativo di normalizzare la magistratura» parla il segretario Maurizio Carbone, secondo cui le sentenze della Corte di giustizia europea, «che chiedevano di estendere la responsabilità dello Stato non quella dei magistrati», sono state usate come un «pretesto». «Non si tratta di provvedimenti punitivi» replica il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Del Rio, mentre il premier Matteo Renzi in un tweet definisce la nuova legge un «gesto di civiltà».

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