La Ue "congela" le sanzioni

Lunedì 24 Novembre 2014
La Ue "congela" le sanzioni
Sorvegliate speciali, ma non ancora colpevoli: la «giuria» europea si appresta a sospendere il suo giudizio sui bilanci di Francia, Italia, e Belgio, e a concedere ancora qualche mese prima del verdetto finale. Anche il versante francese conferma il probabile via libera della Commissione ai conti pubblici dei paesi più in difficoltà con i parametri europei che dovrebbe arrivare venerdì.
Ieri fonti europee a Parigi parlavano di riunioni senza sosta a Bruxelles a livello dei capi di gabinetto per definire una posizione che eviti sanzioni a Parigi e Roma, ma che nello stesso tempo affermi la necessità di «rigore» nelle riforme.
Prova delle tensioni che esistono alla vigilia del verdetto dell'Ue (il collegio dei Commissari si riunirà venerdì) il battibecco tra il ministro delle Finanze francese Michel Sapin e il commissario tedesco all'Economia digitale, Gunther Oettinger. Oettinger ha aperto le ostilità dal fronte del rigore, chiedendo in un articolo inflessibilità nei confronti di una Francia definita «deficitaria recidiva». Irritato Sapin ha chiesto di finirla con queste «bambinate che consistono a ragionare solo in termini di sanzioni e ricompense». Sapin ha definito «poco costruttive» le dichiarazioni di Oettinger (collega di partito di Angela Merkel) e si è detto certo che al contrario i commissari in carica per gli affari Economici, tra cui il francese Pierre Moscovici, vogliono invece «trovare soluzioni».
La soluzione trovata dalla Commissione dovrebbe essere: «prendere tempo, sospendere il giudizio». Nessuna sanzione né tantomeno nessuna procedura per infrazione almeno fino all'inizio del prossimo anno, quando la Commissione potrà vederci più chiaro sull'attuazione dei bilanci 2014, sulla Legge di Stabilità degli italiani e il Patto di Responsabilità dei francesi. Sempre secondo fonti europee, a Bruxelles, è guerra aperta tra i falchi come Oettinger («che non è solo») e le colombe che esitano a umiliare paesi «grossi» dell'Unione, in particolare la Francia, seconda economia dell'Eurozona. Tra i due fronti, il presidente della Commissione Junker occupa una posizione centrale ed è all'attiva ricerca di un compromesso che eviti accuse di favoritismi, ma che non rinneghi la nuova linea a favore di crescita e investimenti. La Francia ha già assicurato che farà tutte le riforme strutturali promesse, inclusi 50 miliardi di tagli, ma ha fatto sapere che sarà impossibile riportare il deficit al 3 per cento (oggi è a 4,3) prima del 2017.
L'accordo raggiunto sull'Italia tiene e la riunione di martedì sarà dedicata alla proposta di piani di investimenti con il meccanismo che prevede la possibilità di non includere nel calcolo del deficit i contributi dei singoli stati al fondo. Il giudizio positivo di Bruxelles «mostra - dice il ministro Maria Elena Boschi - che l'Europa apprezza i nostri sforzi».
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