L'estate d'oro del vino friulano Che affascina anche i francesi

Venerdì 22 Agosto 2014
E' l'estate d'oro del vino friulano. Si festeggia a Dolegna del Collio e a Pavia di Udine: “Ma si dovrebbe festeggiare in tutta la regione, cogliere al volo questo nuovo momento entusiasmante, e sfruttarlo come regione e come produttori, approfittarne per fare sempre più squadra, come i nostri cugini francesi, e diventare più forti”, quasi implora Valter Scarbolo, produttore di quel Pinot Grigio che ha stregato i critici americani e indipendenti del Wall Street Journal prima e del San Francisco Chronicle dopo.
Lettie Teague, del Wsj, descrive infatti il “sorprendente colore dorato intenso, l'aspetto invecchiato eppure fresco al palato con un amabile aroma di agrumi” dell'annata 2012, uscita vincente da una sfida nella quale hanno fatto la loro parte anche altri blasonati prodotti friulani come quelli di Felluga e Jermann. Un vino, il Pinot di Scarbolo (che nasce da terreni situati sulla riva destra del torrente Torre in zona Doc Grave e di orgine alluvionale), esaltato anche da Jon Bonnè, del Sfc, che lo ha inserito in un quartetto di superscelte con altri due altoatesini e un californiano.
Riscontri che, d'altro canto, non fanno altro che confermare giudizi positivi espressi dalla rivista Food & Wine un anno fa (miglior pinot grigio in una degustazione fra 12 vini bianchi italiani, organizzata da Joe Bastianich) il cui capo redattore, Ray Isle e Joe Bastianich stesso, si trovarono d'accordo, dopo una degustazione alla cieca, nel giudicarlo il migliore fra quelli assaggiati “per complessità e profondità”, grazie anche a vigne coltivate con alta densità di piante per ettaro ma con una resa al di sotto del disciplinare.
Scarbolo (entrato nell'azienda di famiglia esattamente 30 anni fa con l'idea di produrre vini che esprimessero al meglio le caratteristiche della sua terra) insiste: “Sarebbe bello se questo successo, completato dai riconoscimenti ottenuti dalle altre due aziende friulane, venisse sfruttato e fatto proprio dall'intero movimento, perché sarebbe un delitto lasciar cadere nel vuoto i segnali che arrivano da un mercato importante come quello americano. La nostra unicità nella professionalità e nel terroir è una forza che non dobbiamo disperdere”.
Senonchè, a proposito di Friuli, è di poche settimane fa anche il clamoroso successo del Sauvignon Tiare 2013, capace di sbancare nientemeno che il Concorso Mondiale del Sauvignon di Bordeaux. Qui i cugini francesi hanno dovuto arrendersi e premiare il prodotto firmato da Roberto Snidarcig con la Medaglia d'oro e il Trofeo speciale: eleganza e carattere sono stati i tratti fondamentali che hanno portato Tiare a sbaragliare una concorrenza fatta di 473 aziende provenienti da 21 paesi del mondo. E se su premi e concorsi ognuno può avere idee diverse, distinguo e perplessità, difficile pensar male di un premio vinto da un italiano in Francia.
Roberto, la cui passione per il Sauvignon è di vecchia data (“Ero un ragazzo, adolescente, e mi accorsi che, fra le uve che papà acquistava da altri contadini per vinificare, una vigna di Sauvignon aveva un carattere particolare che dava un vino diverso, capace di evolversi in maniera sorprendente. Da quella vigna nacque il mio amore per il Sauvignon”. E allora prese i tralci, ne fece delle barbatelle, le piantò sul suo primo ettaro di vigneto, a Dolegna, e sempre Dolegna, acquistò altri terreni e impiantò nuovi vigneti. Anche altro, certo, sia a bacca bianca (Malvasia, Ribolla Gialla, Friulano) sia rossa (Cabernet Franc e Sauvignon, Merlot, Refosco e Schioppettino), con tanto di immancabile bollicina, il Bolle, un blend di Ribolla Gialla (70), Malvasia (25) e Sauvignon (5), ma è sul Sauvignon che Roberto si è concentrato, ha studiato, e perfezionato anno dopo anno tutte le fasi.
Poi (nel 2007) la cantina nuova di zecca a Dolegna del Collio, fra le vigne, con spazi di degustazione, e un agriturismo che si spalanca sulle viti. Proprio accanto alla casa dove vive con Alessandra (è lei che vi delizierà con i piatti della tradizione friulana se deciderete di passare da queste parti per una visita alla cantina e un boccone in osteria) e il piccolo Alessandro.
Il trionfo di Bordeaux è dunque un premio anche alla dedizione, alla passione, al sacrificio: “Anche se poi la natura dà e toglie e a creare un vino così straordinario ci ha pensato anche l'andamento climatico del 2013 che ha favorito la vita e lo sviluppo dei ceppi, in special modo in fase di fioritura, ma anche in maturazione”. Anche modesto, Roberto.

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