Il governo affila le forbici Tagli del 3% ai ministeri

Martedì 9 Settembre 2014
Il governo affila le forbici Tagli del 3% ai ministeri
ROMA - Da un maggiore «coordinamento» tra le forze dell'ordine, alla revisione di incentivi e trasferimenti da parte di diversi ministeri alle imprese che valgono fino a 4 miliardi, fino al preannunciato taglio delle partecipate pubbliche: entra sempre più nel vivo l'operazione tagli e risparmi del governo Renzi.
Una riunione preparatoria a Palazzo Chigi, cui hanno preso parte anche il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e il commissario per la revisione della spesa Carlo Cottarelli, è servita ieri a mettere a punto soprattutto un metodo di lavoro per il successivo confronto con i ministri. Nel vivo degli interventi si entrerà poi mercoledì, quando è stata fissata una tornata di incontri tra il premier, il suo staff e i responsabili dei vari dicasteri per individuare le principali voci che saranno oggetto di quella sforbiciata del 3% delle spese ministeriali annunciata da Renzi nei giorni scorsi.
Si tratta ovviamente di un'indicazione di grandezza e non di un taglio lineare, perché ogni ministero contribuirà indicando le poste su cui intervenire. La spending review dovrà infatti essere uno sforzo collettivo. Le auto blu intanto nel giro di poco più di due anni e mezzo si sono ridotte del 30%: sono state eliminate 2851 vetture versione lusso.
Mentre l'Italia si prepara a presentarsi di fronte ai partner europei all'Ecofin informale di giovedì e venerdì a Milano, dove si inizieranno a definire i mezzi per sbloccare gli investimenti usando meglio la flessibilità già esistente, nell'immediato il fuoco è puntato anche sui numeri del Pil che usciranno oggi dall'Istat. Spetterà infatti ai tecnici dell'istituto di statistica annunciare la revisione del valore del Prodotto italiano 2011 alla luce dei nuovi criteri contabili stabiliti dal sistema europeo dei conti nazionali tenendo conto anche di attività illegali come traffico di droga, prostituzione, contrabbando.
A varcare la soglia di Palazzo Chigi ieri pomeriggio sono stati prima Cottarelli - che rimarrà almeno fino al varo della legge di Stabilità - e poi Padoan. Con il premier i due supertecnici economici hanno passato al setaccio la lista delle poste che potrebbero e dovrebbero essere tagliate per dare attuazione all'obiettivo di una sforbiciata da 20 miliardi alla spesa pubblica che Renzi si è prefissato per il 2015. Secondo alcuni calcoli, quel taglio del 3% delle spese dei ministeri potrebbe tradursi in un risparmio di 7 miliardi di euro.
Sulla linea del governo che ha sempre detto di non voler procedere a tagli lineari, la geografia degli interventi ipotizzata già nei mesi scorsi da Cottarelli abbraccia tutta la pubblica amministrazione. I capitoli e le strategie di intervento erano già stati in parte definiti, quando all'avvio della spending, Cottarelli ha verificato con i singoli ministeri i possibili interventi. Si parte dalla presidenza del Consiglio per la quale è prevista tra l'altro la razionalizzazione di dipartimenti e dirigenti. Si passerà poi alle misure destinate al ministero della Difesa e di quello dell'Interno animato, quest'ultimo, dalla recente mobilitazione delle forze di Polizia.
Fin dall'inizio, il commissario alla spending ha indicato la necessità di coordinare Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza e forestali. Per il ministero degli Esteri si potrà riparlare di razionalizzazione della rete diplomatica e consolare. Nessuno escluso dunque, ciascuno dei dicasteri dovrà mostrarsi disposto a presentare un proprio piano dettagliato di taglio delle uscite. In questa direzione, proprio ieri, dallo Sviluppo economico hanno fatto sapere che sono in corso i conteggi per un taglio "autonomo" alle spese interne.
C'è, infine, il capitolo privatizzazioni. L'esecutivo conta di mettere in campo tutte le forze per realizzare la dismissione di quote di Eni ed Enel. Ma ovviamente ascoltando, per i tempi, «gli umori dei mercati».

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