«Gli 80 euro a chi paga anche un solo euro di tasse»

Domenica 20 Aprile 2014
Nei novanta minuti, praticamente una partita di calcio, che è durato il consiglio dei ministri di venerdì Matteo Renzi è riuscito a segnare un goal decisivo. Aveva promesso che gli 80 euro in busta paga sarebbero andati a 10 milioni e rotti di italiani, e così sarà. Il premier è riuscito a smontare l'impostazione del provvedimento che era arrivata dagli uffici del ministero dell'Economia, per cui fino a 18 mila euro ci sarebbe stato un bonus del 3,5 per cento, mentre solo dai 18 mila in su sarebbe arrivato lo sgravio da 640 euro, i promessi 80 euro netti in busta paga a partire dal mese di maggio. Nel testo definitivo uscito dal consiglio dei ministri, il credito d'imposta da 640 euro netti per otto mesi è aassicurato a chiunque paghi anche solo un euro di tasse (dunque non sia incapiente) e abbia un reddito fino a 24 mila euro. Da 24 mila e fino a 26 mila euro, invece, il bonus scende arrivando rapidamente a zero. Renzi, insomma, ha voluto un'operazione pulita, che non prestasse fianchi deboli a critiche come è avvenuto in passato per il bonus Letta, quello basato sul sistema delle detrazioni e che, alla fine, si era risolto in pochi spiccioli in busta paga scatenando infinite polemiche e finendo per essere un boomerang politico. Con il meccanismo messo in piedi dal Tesoro, per esempio, con un reddito di 9 mila euro l'aumento in busta paga non sarebbe arrivato a 40 euro. Con il sistema Renzi il bonus sarà di 80 euro netti per tutti i 10,4 milioni di contribuenti che hanno un reddito compreso tra 8 mila e 24 mila euro. La squadra di Palazzo Chigi ha dimostrato di riuscire a tener testa a Ragioneria e Dipartimento delle Finanze. Lo dimostrano alcune accortezze inserite nel testo finale. Come quela che prevede che in caso di mancanza di capienza del sostituto d'imposta per versare il bonus, questo potrà essere recuperato sui contributi Inps. Nella versione precedente, nel caso analogo, il lavoratore non avrebbe ricevuto direttamente i soldi in busta paga, ma avrebbe dovuto fare istanza di rimborso allo Stato. Un meccanismo contorto cancellato all'ultimo minuto.
I CONTI IN TASCA - Testo finale del provvedimento alla mano, si può iniziare anche a fare qualche calcolo di quanto i lavoratori si troveranno ad avere in più nelle buste paga grazie al doppio bonus, quello di Renzi e quello del governo Letta. Se il primo è fisso, il secondo è essendo basato sul sistema delle detrazioni, ha una curva che tocca il suo massimo a 15 mila euro di reddito. Chi si trova in questa fascia ha già registrato un aumento di 19 euro mensili del proprio stipendio che sommati agli 80 di Renzi porta la somma a 99 euro. Al governo restano adesso da sciogliere sostanzialmente due nodi. Il primo riguarda gli «incapienti», coloro che guadagnano meno di 8 mila euro e dunque non pagano imposte. Per ora sono esclusi dalla manovra, anche se Renzi ha promesso che di loro si occuperà in un secondo momento. L'altro grande punto interrogativo è se il governo riuscirà a rendere «strutturale» il bonus di 80 euro. Per ora è finanziato per gli otto mesi che mancano alla fine dell'anno. Il suo rifinanziamento richiede 10 miliardi per il 2015. La ricerca dei soldi è rimandata alla legge di Stabilità, anche se il decreto approvato ieri promette tagli per il prossimo anno per 14 miliardi.
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