Giustizia, scontro sulle toghe

Mercoledì 22 Ottobre 2014
Giustizia, scontro sulle toghe
ROMA - È di nuovo scontro sulla responsabilità civile dei magistrati. Con tanto di protesta dei giudici onorari davanti a Montecitorio. A non molto dall'approdo in aula del ddl della commissione Giustizia del Senato, il governo presenta tre emendamenti che stravolgono il testo, rinviando, di fatto, all'articolato approvato dal Consiglio dei ministri in agosto. Una scelta che, oltre ad alimentare perplessità nella maggioranza, scatena l'ira di Forza Italia. I senatori azzurri promettono battaglia, convinti che il testo del governo sia un passo indietro rispetto alla legge Vassalli.
Ma il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, avverte: non ci muoveremo dalla nostra linea. A dividere è soprattutto la sostituzione del comma 2 dell'art. 2 della Vassalli: il governo propone che, fermo restando i casi di colpa grave per violazione manifesta della legge e del diritto Ue o per travisamento della prova e «salvi i casi di dolo», non può dare luogo a responsabilità (che resta sempre indiretta) l'interpretazione di norme di diritto né quella di valutazione del fatto e delle prove. Una dicitura che annulla, di fatto, la responsabilità - prevista nel testo del relatore Buemi - nel caso in cui i magistrati si discostino dalle sentenze delle Sezioni unite della Cassazione senza adeguata motivazione.
In commissione è subito scontro. Enrico Buemi (Psi) dà sfogo a tutte le sue «perplessità» evocando le dimissioni da relatore, l'alfaniano Giovanardi ammette che ora «si dovrà aprire una riflessione» mentre i senatori azzurri scendono in trincea, e già preannunciano subemendamenti, il cui termine scade giovedì 30 ottobre, con il presidente della Commissione, Francesco Nitto Palma, che giudica il testo «una retrocessione dalla legge Vassalli» mentre Lucio Malan accusa l'esecutivo di «stravolgere ancora una volta» l'operato del Parlamento.
Ma lo scontro rischia di rallentare l'iter del ddl, con una procedura d'infrazione Ue in itinere e il rischio di sanzioni, come sottolineato dallo stesso Orlando, che prova una mediazione. La tensione, insomma, resta alta, e i numeri al Senato non promettono sonni tranquilli. Diverso il discorso alla Camera, dove la maggioranza ieri, nell'ambito della legge comunitaria, ha respinto con 365 no (125 i sì, 3 astenuti) il blitz di Lega e FI, che avevano proposto e ottenuto il voto segreto sull'emendamento Pini per l'introduzione della responsabilità diretta delle toghe. L'emendamento era stato approvato a sorpresa a giugno alla Camera, e bocciato, con un contro-emendamento, dal governo in Commissione al Senato. Il Carroccio aveva cercato di riproporlo in Aula, ma il governo, ponendo la fiducia sul suo emendamento, aveva respinto la nuova 'imboscata'.

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