E la Merkel benedice le riforme

Sabato 24 Gennaio 2015
E la Merkel benedice le riforme
«Quando a Michelangelo chiesero come aveva fatto a fare il David disse che aveva tolto il marmo in eccesso. Ecco, è quello che stiamo facendo noi: togliere il peso di ciò che frena la crescita e lo sviluppo del Paese». Nel salone dell'Accademia delle Belle Arti, l'imponente statua alle spalle sembra ascoltare distratta ciò che Matteo Renzi spiega ad Angela Merkel e alla folta platea di giornalisti. Il presidente del Consiglio, in versione Cicerone, continua a sorprendere la Cancelliera che mai aveva visitato gli Uffizi di notte e passeggiato per il lungo camminamento che lo collega da Palazzo Vecchio.
I due si piacciono e si chiamano per nome. Nella cena che precede il vertice si scambiano aneddoti sull'infanzia, l'uno a Firenze e l'altra nella Ddr ancora sovietica. «Visitando Firenze ho capito di più del carattere e della formazione di Matteo», spiega la Cancelliera che inanella giudizi lusinghieri sulla persona e sul Matteo presidente del Consiglio e leader a Bruxelles del Pse. «Il piano di riforme di Matteo Renzi è molto ambizioso e molto importante, un processo lungo che sono sicura che porterà dei risultati. Gli imprenditori tedeschi adesso, dopo la riforma del mercato del lavoro, sono pronti ad assumere in Italia perché hanno costi certi». Reduce dall'incontro con un gruppo di imprenditori tedeschi che operano in Italia, la Merkel sprona il nostro Paese a non abbandonare il sentiero delle riforme adagiandosi magari sulla decisione della Bce di acquistare titoli pubblici degli stati in difficoltà.
Sulla decisione di Francoforte, che molta polemica sta scatenando in Germania, la Merkel non si pronuncia. Per Renzi la decisione della Bce è «un passo avanti importante ma non decisivo per uscire dalla situazione di stagnazione e deflazione, ma non basta una sola misura per cambiare l'Europa». Poi promette di «mettere il turbo» alle riforme tra le quali infila anche la legge elettorale che molto interesse ha suscitato nella Merkel, tanto da farsela descrivere nel dettaglio. «Chissà che non la adottino anche loro», azzarda il premier che dopo la nottata negli Uffizi con la Cancelliera si fa un po' prendere la mano.
«Ho parlato dettagliatamente con Renzi del programma di riforme che l'Italia sta portando avanti. Ogni volta che ci vediamo mi informa sui progressi, mi fa vedere un booklet. Conosco tutti i passi: quello che ha proposto Matteo Renzi, ha una velocità impressionante, non viene rimandato nulla ma implementato e velocizzato». Infine il comune auspicio che la Grecia «nonostante le difficoltà, continui a far parte della nostra storia».
È il sesto presidente del Consiglio italiano che incontra e un sostegno così entusiasta non si era mai scorto nelle parole della Merkel. Scegliendo Firenze come location del bilaterale, Renzi ha superato di gran lunga il Berlusconi che a Bruxelles portò un paio di statue e che a palazzo Chigi trasferì, sempre per impressionare gli ospiti, le statue di Marco Aurelio e della moglie Faustina.
«Guardate, guardate, ammirate la bellezza, Firenze è la capitale». La sera prima, dalla finestra del corridoio vasariano, l'ex sindaco ora premier, sembra quasi voler provocare nella Cancelliera la sindrome di Stendhal mostrandole in rapidissima successione la valanga di tesori raccolti tra palazzo Vecchio, gli Uffizi e il Ponte Vecchio. Infine, tanto per non mollare la presa, l'annuncio che il prossimo bilaterale Roma-Berlino «si terrà a Verona o Palermo».
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci