Così muore la società del Veneto

Lunedì 1 Settembre 2014
Negli ultimi decenni i Veneti si sono molto evoluti. Sono serviti sacrifici, rinunce, rischi, fatiche, ma alla fine l'entusiasmo dei primi risultati ha proiettato il nuovo benessere verso altre mete incredibilmente positive. Nel giro di pochi anni siamo transitati da una realtà che ci vedeva privi anche dei generi di prima necessità a una paragonabile a quelle più ricche del mondo. La piena occupazione era diventata una certezza e tutto sembrava inarrestabilmente destinato a continuare. Ahimè, come in tutte le storie che vedono le cose cambiare, non è più così. Le imprese sono fuggite all'estero, quelle rimaste sono controllate per lo più da gruppi esteri, l'artigianato soffre, come il commercio e l'agricoltura. Gli unici che non temono il futuro sono i dipendenti pubblici, tutti gli altri lavoratori sono a rischio giornaliero.
È successo che abbiamo subito scelte devastanti a livello internazionale quali la globalizzazione senza regole, e scelte interne imposte dello Stato che ci hanno obbligato, uccidendoci economicamente, a essere una delle tre regioni costrette a mantenere il resto dell'Italia. Oltre a questo è mancato da parte dello Stato il rispetto delle nostre regole di vita: i veneti non sono per gli indulti svuota carceri (come l'ultimo firmato da Renzi, Berlusconi e Alfano), non sono per i diritti garantiti a chi non rispetta i doveri, non sono a favore delle "invasioni" di forestieri che vengono a delinquere solo perchè ormai l'impunità è garantita soprattutto a loro. Ebbene, tutte le politiche italiane hanno agito al contrario, e oggi i Veneti vivono male anche questi aspetti sociali. Zero economia più zero qualità della vita danno un risultato regressivo, del quale non abbiamo certamente bisogno.
Nessun segnale di cambiamento è all'orizzonte: si continua a tenere la gente in cassa integrazione nel nome del dio Euro (contrariamente agli Usa che stampando 80 miliardi di dollari al mese hanno creato nove milioni di posti di lavoro in tre anni...), il Governo continua a ignorare la richiesta di sicurezza dei cittadini, le leggi sull'immigrazione sono state inapplicate dai "nostri" tribunali e nessuna espulsione è più possibile. I sindaci non hanno più nessun potere se non l'obbligo di fare gli esattori dello Stato.
I Comuni non possono spendere, e debbono dare assistenza e case popolari prima agli "altri", meglio se nomadi o extracomunitari. Non bastasse ciò è ripreso l'assalto ai nostri posti di lavoro a colpi di graduatorie non vere e tollerate da parte degli aspiranti insegnanti del sud.
Queste cose stridono con i sentimenti dei Veneti. Una società che vive male, peraltro dissanguata economicamente da uno Stato che si impone, non ha futuro, anzi perde anche il suo presente. Ci è vietato perfino un referendum regionale per capire le nostre volontà (il costo di alcune decine di nostri milioni di euro ci è vietato dallo Stato chi ci ruba venti miliardi di euro l'anno). Così si muore, una rivoluzione potrebbe ancora salvarci.
* Sindaco di Castelfranco Veneto

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