Andreas, dal sogno del volo alla follia della distruzione

Venerdì 27 Marzo 2015
(Segue dalla prima pagina)


Un sorriso solo accennato, un giubbotto di pelle e una sciarpa. Chi ha scattato quell'immagine, forse durante una vacanza in California, non poteva sapere che sarebbe stata vista da molte milioni di persone in tutto il mondo, perché Andreas Lubitz, 28 anni, il sogno del volo ma anche, la depressione che lo scavava dentro, che lo aveva costretto a interrompere l'addestramento per alcuni mesi, si nascondeva ma non era scomparsa, l'avrebbe scelta per presentarsi su Facebook. I media internazionali l'hanno presa, riprodotta, uno, cento, mille, un milione di volte e ora, fino a quando non usciranno altri scatti, per tutti quel ragazzo che sorride, seduto su un muretto a San Francisco, è l'uomo che ha portato con sé, nella sua sconfitta contro il male, altri 149 innocenti. Soffriva della sindrome di burn-out, è emerso ieri (anche se ancora non ci sono certezze) che colpisce, secondo uno studio della Sapienza, maggiormente le persone di età superiore ai 30-40 anni, non sposate e con livello culturale più elevato: è legato allo stress lavorativo prolungato.
Andreas Lubitz era originario di Montabaur, 12 mila abitanti appena, in Renania-Palatinato (ovest della Germania), ma amava viaggiare. «Viveva con i genitori nella nostra città, ma aveva anche una casa a Dusseldorf», ha spiegato la sindaca di Montabaur, Gabriele Wieland. Entrambe le residenze di Andreas ieri sono state perquisite dalla polizia. Anche questo, il fatto che vivesse con i genitori a 28 anni, per il nord Europa è una anomalia. Andreas veniva da una famiglia molto stimata in città, la madre fa l'organista. La grande casa bianca con il tetto grigio spiovente ieri era guardata a vista dalla polizia e assediata dalle telecamere. Per la famiglia, che è tenuta in un luogo nascosto per timore di ritorsioni, a dolore si è aggiunto dolore: alla perdita di un figlio è seguito l'incubo della conclusione che Andreas è il responsabile della morte di 149 persone.
Ecco, come non di rado succede quando il lato oscuro di un uomo si manifesta al mondo, tutti dicono che nessuno poteva aspettarselo. Peter Ruecker, che lo aveva conosciuto ed è membro del club dove Andreas frequentò i primi corsi di volo (Lsc Westerwald), ha spiegato a Rtl France: «Non posso credere che abbia fatto una cosa simile. Aveva seguito la formazione di volo del club sin dalla più tenera giovinezza. Ha preso la maturità qui, a Montabaur. Era un giovane del tutto normale. Era molto contento di avere questo lavoro, soddisfatto e felice». Tranquillo e allegro, giurano i vicini, nella cittadina a 70 chilometri da Francoforte.
Andreas era un ragazzo che ce l'aveva fatta: da una piccola città a 70 chilometri da Francoforte, aveva visto il mondo per diventare pilota. Ha raccontato il presidente di Lufthansa, Carsten Spohr: «Lubitz ha studiato da pilota a Brema e a Phoenix, a partire dal 2008». Nel settembre del 2013 aveva ricevuto un certificato di eccellenza di volo dalla Us Federal Aviation Administration (Faa), l'ente americano che supervisiona l'aviazione civile: a 26 anni un risultato molto importante. Nel settembre 2013 aveva cominciato a lavorare per Germanwings. Certo, una low cost, ma se un ragazzo tedesco ama volare, entrare a fare parte del gruppo Lufthansa è qualcosa di assai vicino alla realizzazione di un sogno. Aveva già 630 ore alle spalle, se la sua storia finisse qui, sarebbe la biografia di un giovane di successo.
E poi, però ci sono quei «diversi mesi» durante i quali, sei anni fa, il suo addestramento si fermò. Mollò, anche a Lufthansa, con un malcelato imbarazzo oggi non sanno dire perché. Il timore che allora Andreas iniziò una sua prima battaglia contro la depressione o contro la sindrome di born-out. Come mai gli fu consentito poi di ricominciare a volare? Spohr insiste: «Passò tutti i test medici e psicologici, era al 100 per cento pronto per volare, senza limitazioni». Anche la prestigiosa certificazione dell'ente americano sembra dimostrarlo. Nessuno, neppure gli esaminatori più esperti e rigorosi, come sono quelli del gruppo Lufthansa, hanno capito cosa stesse maturando dentro Andreas. Nessuno ha capito che quel ragazzo che accenna un sorriso, con alle spalle il Golden Gate, un giorno avrebbe ucciso 149 persone.
E poi c'è la vita privata, in fondo a suo modo misteriosa, perché prima di ieri Andreas era poco presente su internet e su Google. C'era quella pagina Facebook che è stata poi rimossa, anzi trasformata da un familiare «in memoria di». New York, San Francisco, Cape Town: ecco gli scatti delle sue vacanze. Ci sono le tracce di una vacanza a Miami con Tobias, un amico. E poi tra i gusti musicali, la passione per l'elettronica, per dj internazionali come Guetta. Nessuna traccia di fidanzate. Non sembra il ritratto di un ragazzo che ucciderà 149 persone.
Mauro Evangelisti

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