Alle Regioni tolti anche 400 milioni di Irap

Martedì 21 Ottobre 2014
ROMA - Il nodo delle Regioni, che al conto dei tagli aggiungono anche i mancati incassi che ci saranno causa taglio dell'Irap. Ma anche le polemiche sull'ultimo annuncio del premier, il nuovo bonus bebé. Si allarga ogni giorno il fronte dei mal di pancia sulla manovra targata Renzi-Padoan, mentre si prolunga l'attesa, probabilmente ancora per poche ore, per conoscere il testo definitivo della legge di Stabilità 2015. Il disegno di legge, limato fino all'ultimo minuto, ancora deve passare il vaglio (e la firma) del Quirinale prima di essere consegnato alle Camere e cominciare il suo iter parlamentare. Ma si scalda sia il fronte internazionale, sia quello interno. Continua il delicato dialogo con Bruxelles, da dove filtra l'intenzione di Manuel Barroso di insistere con la richiesta di un aggiustamento strutturale dello 0,5% (l'Italia ha programmato solo lo 0,1%): chiaro che la trattativa è in corso e una soluzione intermedia sarebbe possibile con il «cuscinetto» da 3,4 miliardi che il governo è appostato. E su questo livello di correzione sarebbe orientato anche il falco Jyrki Katainen, ora commissario agli affari economici ma, nel nuovo esecutivo in arrivo, vice presidente della commissione.
L'attenzione del governo è orientata anche a smussare il confronto interno. Certo le Regioni, dopo la levata di scudi, hanno abbassato i toni: «Non rifiutiamo i tagli ma stiamo lavorando perché siano compatibili» con il mantenimento dei servizi, getta acqua sul fuoco il presidente della Conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino, sottolineando però che il dialogo va avanti sì, ma «a testa alta». Se ci saranno le condizioni, insomma, «si troverà un accordo altrimenti ognuno dovrà assumersi le sue responsabilità». La proposta su cui le Regioni starebbero ragionando, potrebbe essere quella da un lato di rinunciare al promesso aumento di 2 miliardi del Fondo sanitario nazionale per il prossimo anno, e dall'altro di non procedere con veri e propri tagli ma di recuperare risorse rinunciando anche a trasferimenti attesi (a vario titolo) dall'amministrazione centrale e non ancora arrivati a destinazione. Soluzione che, si ragiona, comunque non coprirebbe tutti gli sforzi cui sono chiamati i governatori. Su di loro pesano infatti ancora i tagli dei passati governi (1 miliardo 'ereditato' dal Salva-Italia di Monti e 800 milioni di Letta) oltre alla sforbiciata da 750 milioni imposta con il decreto Irpef. Cui si aggiungeranno anche 450 milioni di mancato gettito per le casse regionali a causa del taglio dell'Irap (che riduce la base imponibile dell'imposta).
I governatori leghisti criticano anche gli 80 euro alle neomamme («l'avevo inventato io 10 anni fa allora tutti a dire uno scempio, oggi tutti ad applaudire Renzi» twitta sempre Maroni), che non piace nemmeno a Nichi Vendola («solo propaganda televisiva», Renzi «regala alle neomamme pannolini e biberon e noi siamo obbligati a tagliare gli asili nido per finanziarlo»). Secondo la Cgil, con le stesse risorse in un triennio si potrebbero invece aprire 1000 asili per 60mila bebé, creando tra l'altro, 12mila nuovi posti di lavoro.

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