«Saltato il bonus? Troppa ideologia»

Mercoledì 4 Marzo 2015
«Saltato il bonus? Troppa ideologia»
Delusione, rammarico, irritazione. «Siamo dispiaciuti che sia saltato il bonus delle paritarie. La verità è che molti nostri partiti sono troppo ideologizzati» ha commentato monsignor Nunzio Galantino, segretario della Cei. Le scuole paritarie «sono un fatto culturale. Si tratta di guardare non tanto ad un semplice beneficio nei confronti delle famiglie quanto ad una scelta di libertà». La questione è annosa e giace sul tappeto da anni, sostanzialmente irrisolta, governo dopo governo. Da una parte c'è la Chiesa che difende le scuole gestite da enti religiosi, dall'asilo fino al liceo, dall'altra ci sono forze politiche contrarie a garantire finanziamenti diretti o indiretti a realtà non statali. Il nodo è sempre quello. Stavolta l'ipotesi sul tavolo del Consiglio dei Ministri era di detrarre dalle tasse una percentuale della retta pagata dalle famiglie.
L'ultima volta che il premier Renzi ne aveva parlato con esponenti ecclesiastici, lo aveva fatto con il cardinale Bagnasco e con il cardinale Parolin, in occasione dell'annuale ricevimento per la firma dei Patti Lateranensi. Renzi aveva rassicurato che non si poteva non prestare ascolto ad un settore così importante, anche se le risorse effettivamente a disposizione non erano poi tante. Parolin gli aveva fatto notare che la scuola cattolica resta un valore per tutti e non solo per i cattolici, svolgendo un servizio importante per la crescita delle future generazioni, tale da contribuire alla costruzione di una società civile, matura e responsabile. Insomma, una risorsa più che una zavorra come diversi parlamentari continuano a martellare. Dunque non un aggravio economico per le finanze pubbliche ma un risparmio generale, a fronte del servizio reso a bilancio. Papa Bergoglio finora ha lasciato il compito di intervenire nel dibattito pubblico ai vescovi italiani, competenti in materia, e al suo segretario di Stato per non entrare a gamba tesa nell'arena politica con dichiarazioni che avrebbero avuto un peso nella vita interna dello Stato italiano. Francesco ha scelto il rispetto delle sfere di influenza, secondo una divisione molto netta tra Chiesa e Stato, all'insegna di una sana laicità. Ma visto che in questi anni troppi istituti cattolici hanno chiuso i battenti, impotenti nell'affrontare gli effetti della crisi economica che ha colpito tante famiglie che non possono più permettersi di pagare le rette, si vedrà. Forse qualche parola potrebbe dirla. In Italia su 13 mila scuole, 63% sono cattoliche. Gli asili rappresentano il 71%. Se fino alla scuola media gli istituti cattolici costituiscono la maggioranza, alle superiori la percentuale si ribalta e prevalgono quelle di matrice laica. In ogni caso si tratta di una realtà che il Paese non può di certo ignorare.
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