«Portai 200mila euro nello studio di Orsoni»

Sabato 20 Dicembre 2014
Non c'è soltanto Giovanni Mazzacurati ad accusare l'ex sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, di aver ricevuto contributi "in nero" durante la campagna elettorale del 2010 per la corsa a Ca' Farsetti. Federico Sutto, uno dei più stretti collaboratori dell'allora presidente del Consorzio Venezia Nuova, prima di patteggiare la pena di due anni di reclusione, ha confessato ai pm Stefano Ancilotto e Stefano Buccini di aver personalmente consegnato al professor Orsoni 200mila euro in contanti, versati in due tranches di 100mila euro ciascuna. Le due consegne, stando al racconto messo a verbale da Sutto, sarebbbero avvenute nello studio professionale di Orsoni, a Venezia.
Le dichiarazioni rese da Sutto poche settimane fa, e tenute finora segrete, sono state contestate a Orsoni nel corso dell'interrogatorio svoltosi in Procura, ieri mattina, dalla 10.30 alle 12.30, davanti ai due magistrati che hanno indagato l'ex sindaco per finanziamento illecito ai partiti.
Fino a quel momento il professor Orsoni, difeso dagli avvocati Daniele Grasso e Francesco Arata, aveva respinto ogni accusa, negando di aver mai chiesto o percepito alcun finanziamento illecito e sostenendo che Mazzacurati lo ha accusato per ritorsione, per vendicarsi della posizione che il sindaco aveva assunto contro il Cvn in relazione all'assegnazione di alcuni spazi all'Arsenale. Di fronte alle dichiarazioni di Sutto, che confermano il racconto reso nel luglio del 2013 da Mazzacurati, Orsoni ha ribadito la tesi delle accuse totalmente infondate, della calunnia a suo carico.
I legali dell'ex sindaco hanno chiesto un incidente probatorio per poter ascoltare gli accusatori del professore in contraddittorio, e hanno anticipato una lunga serie di eccezioni sull'inutilizzabilità di tutte le prove raccolte finora dagli inquirenti.
Mazzacurati, finito agli arresti domiciliari lo scorso anno con l'accusa di aver truccato un appalto per lavori portuali, è stato il primo a parlare dei finanziamenti a Orsoni. In particolare ha riferito di un presunto versamento di circa 450mila euro, in parte effettuato personalmente, in parte tramite il suo fedele collaboratore, Federico Sutto, che ora ha confermato la circostanza. Piergiorgio Baita, all'epoca presidente della Mantovani e socio di peso nel Cvn, ha raccontato di essersi fatto carico del contributo per l'ammontare di 50mila euro, affidati per la consegna sempre a Sutto.
Vero, falso? A questo punto il compito di stabilirlo spetterà con molte probabilità al Tribunale. L'interrogatorio di ieri ha infatti costituito per la Procura l'ultimo passo prima della chiusura delle indagini preliminari, e della successiva richiesta di processo.
Orsoni, pur avendo sempre negato ogni responsabilità, lo scorso giugno, dopo una settimana agli arresti domiciliari, aveva concordato con la pubblica accusa di patteggiare la pena di 4 mesi, pur di tornare in libertà, chiudere la vicenda e cercare di evitare il commissariamento del Comune, ma il gip Massimo Vicinanza rigettò l'istanza ritenendo la pena troppo bassa. Dopo il no al patteggiamento l'ex sindaco ha annunciato di volersi difendere nel corso del dibattimento per dimostrare la propria innocenza. «Non ci siamo mai sottratti, fornendo fin da subito tutti i chiarimenti per ribadire l'estraneità di Orsoni da ogni accusa. - ha dichiarato l'avvocato Arata - Ora c'è un'esigenza di celerità nella definizione del processo, per evitare il rischio di finire in una palude: è per questo che chiediamo che il giudizio venga definito al più presto».
Oltre al presunto contributo "in nero" di 450mila euro, la Procura contesta a Orsoni anche un finanziamento "in bianco" di 110mila euro, formalmente proveniente da alcune aziende e regolarmente registrato dal mandatario elettorale del candidato sindaco, ma che secondo i magistrati proveniva in realtà dal Cvn attraverso false fatturazioni e, di conseguenza, è da considerare illecito. Orsoni ha sempre ribadito di essere stato convinto che i soldi arrivassero dalle aziende indicate e che, dunque, il finanziamento è regolare.
La vicenda che riguarda l'ex sindaco di Venezia è sicuramente minore rispetto alle "mazzette" milionarie (e dunque al più grave reato di corruzione) contestato ai principali imputati, quali l'ex presidente della Regione, Giancarlo Galan, l'ex assessore Renato Chisso, nonché altri funzionari pubblici ed imprenditori. Ma il clamore che ha avuto è enorme, alla luce del ruolo ricoperto da Orsoni e al risalto ottienuto da ogni evento che ha come scenario Venezia.
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