«Non toccheremo le pensioni e non licenzieremo nessuno»

Venerdì 10 Aprile 2015
ROMA - Recupero della produttività, riduzione dei costi d'impresa dovuti «alla complicazione e all'inefficienza dell'amministrazione pubblica, attraverso la semplificazione burocratica e la trasparenza dell' amministrazione», eliminazione dell'incertezza nei rapporti economici legata alla scarsa certezza del diritto (nuova disciplina del licenziamento, riforma della giustizia civile). Sono queste le linee fondamentali della strategia economica del governo, messe nero su bianco nel Piano nazionale di riforme che approderà domani mattina in consiglio dei ministri per il via libera definitivo al Def.
Nel macro comparto fiscale, un capitolo ancora tutto da definire è quello della tassazione sulla casa. I piani sono noti: sostituire Imu e Tasi con un'unica Local Tax.
L'esecutivo ci ha già provato lo scorso anno, ma la partita con i Comuni è talmente complicata da aver determinato uno slittamento, con ogni probabilità, alla legge di stabilità di quest'anno. Sul fronte fiscale, confermato il completamento della delega fiscale entro settembre, si dovrebbe inoltre procedere con un altro obiettivo indicato da anni ma mai effettivamente realizzato, ovvero la «razionalizzazione» delle tax expenditures. L'idea sarebbe quella di ricavarne circa un miliardo e mezzo da sommare alla spending review di Yoram Gutgeld e Roberto Perotti.
Proprio il neo commissario ha fornito qualche indicazione in più rispetto all'obiettivo di 10 miliardi. Innanzitutto su cosa non sarà toccato: posti di lavoro nella pubblica amministrazione e pensioni. «Non prevediamo di licenziare personale». Trasferiremo i dipendenti dove c'è bisogno, - ha spiegato - rendendo più efficiente il personale pubblico. Infatti, stiamo pensando ad una agenzia della mobilità». Allo stesso modo «le pensioni non verranno toccate: abbiamo ritenuto che per ottenere un risparmio significativo avremmo dovuto toccare anche quelle da due-tremila euro che sono buone pensioni ma non da ricchi. Perciò abbiamo deciso di non farlo», ha assicurato. Piuttosto bisognerà «non solo tagliare ma spendere in modo diverso: rendere la spesa sociale più qualificata, rivedere gli investimenti, eventualmente riducendoli anche».

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